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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



                  Sul piano diplomatico, però, erano stati fatti passi decisivi. Il Consiglio
             della Società delle Nazioni, dopo la stasi determinata dall’esito del plebiscito,
             aveva scelto in maniera un poco pilatesca di attribuire ad una commissione ‘tec-
             nica’, composta da cittadini neutrali, la effettiva ripartizione dell’Alta Slesia .
                                                                                     (47)
                  In vista di tali determinazioni, Roma aveva prudentemente deciso di raf-
             forzare  il  dispositivo  militare  presente  in  Alta  Slesia:  alla  metà  di  settembre
             giunsero dall’Italia un battaglione del 61° reggimento della brigata “Sicilia” ed
             il II battaglione del 2° reggimento Granatieri . I rinforzi furono tempestivi,
                                                         (48)
             perché esattamente un mese dopo la commissione sciolse le riserve: la proposta
             prevedeva che a Berlino fosse riconosciuto il settantuno per cento del territorio,
             in cui risiedeva il cinquantatré per cento della popolazione . Alla Polonia, dun-
                                                                    (49)
             que, sarebbe spettata una porzione minore dell’Alta Slesia, grosso modo corri-
             spondente ai territori controllati dagli insorti all’indomani del cessate il fuoco
             del giugno precedente. Si trattava dunque di una vittoria tedesca? Non proprio:
             se si mette da parte il dato puramente geografico, la spartizione assume un
             significato ben diverso, là dove i tre quarti delle installazioni minerarie e la quasi
             totalità degli impianti industriali si trovavano nella porzione di Alta Slesia asse-
             gnata alla Polonia. Non è un caso che, all’indomani della spartizione, quest’area,
             ribattezzata Voidovato di Slesia, divenisse rapidamente la più ricca dell’intera
             Polonia.
                  Il Consiglio della Società delle Nazioni, vincendo le resistenze francesi, si
             affrettò a recepire la proposta della commissione ma questo non significò la
             smobilitazione delle forze militari interalleate . Anzi, si apriva una fase molto
                                                        (50)
             delicata in cui le truppe, oltre a dover rintuzzare gli atti di violenza politica che
             continuavano a tormentare l’Alta Slesia, si trovarono a gestire un imponente
             afflusso di profughi.
                  Si stima che almeno centocinquantamila profughi abbandonassero i terri-
             tori destinati alla Polonia verso la Germania, mentre coloro che si muovevano
             in direzione opposta furono non meno di quarantamila: in altri termini, circa un
             sesto della popolazione dell’Alta Slesia scelse di abbandonare le proprie case a
             seguito della decisione della Società delle Nazioni .
                                                            (51)
             (47)  La commissione era composta da quattro membri: un cittadino, belga, uno spagnolo, un brasi-
                  liano e un cinese. Cfr. Brendan KARCH, Nation and Loyalty in a German-Polish Borderland, cit., p. 143.
             (48)  Cfr. Piero CROCIANI, Il contingente italiano in Alta Slesia, cit., p. 278.
             (49)  Cfr. Brendan KARCH, Nation and Loyalty in a German-Polish Borderland, cit., pp. 143-44.
             (50)  Ancora una volta si replicava a livello diplomatico ciò che era avvenuto a livello operativo:
                  Parigi si manteneva filo-polacca, mentre Londra e Roma si dimostravano meno sensibili alle
                  rivendicazioni  dei  nazionalisti  di  Korfanty,  cfr.  il  quadro  di  sintesi  contenuto  in  Davide
                  ARTICO, Il contingente militare italiano in Slesia 1919-1922, cit., pp. 551-552.
             (51)  Cfr. Brendan KARCH, Nation and Loyalty in a German-Polish Borderland, cit., p. 144.

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