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DOTTRINA



                  Al  riguardo,  è  celebre  la  sentenza  n.  3307  del  18  dicembre  2013  della
             Suprema Corte di Cassazione, la quale ha argomentato che un modello 231, per
             potere essere considerato esimente del reato per la società che lo adotta, deve:
                  a)individuare le cause e i potenziali comportamenti a rischio con idonee
             procedure di mappatura;
                  b)essere soggetto a controlli indipendenti da parte di un terzo non subor-
             dinato e indipendente;
                  c)consentire  concretamente  di  contenere  il  rischio  di  commissione  di
             reato in quanto il suo compimento può originare solo da elusioni fraudolente
             del modello .
                        (15)
                  La considerazione di numerose sentenze di condanna che hanno sancito
             l’inefficacia del modello D.Lgs. 231/2001 induce inevitabilmente la riflessione
             sui possibili effetti distorsivi causati dall’ottenimento solo formale del rating di
             legalità, che potrebbe essere riconducibile solo a comportamenti opportunistici,
             anzi in palese violazione della legalità e del principio di concorrenza.
                  Occorre a questo punto chiedersi se il rating di legalità, così come acclarato
             in molte sentenze che ne hanno sancito l’inefficacia, non possa essere un sem-
             plice espediente opportunistico indotto dall’asimmetria informativa, cioè dalla
             mancanza di elementi precisi per valutare se l’impresa rispetta le regole .
                                                                                 (16)
                  L’esame condotto consente di comprendere che, allo stato, il rating di lega-
             lità appare una direzione di marcia, un obiettivo auspicabile, più che un atten-
             dibile riconoscimento di mancanza di reati nell’operato delle imprese.
                  Tutti i requisiti devono essere auto-dichiarati dall’impresa, anche se sono
             soggetti a verifica e controllo da parte delle autorità pubbliche, e in particolare
             - considerata la rilevanza nelle gare d’appalto - da parte dell’ANAC.
                  Ora, se da un lato è chiaro che non appare utile scoraggiare le imprese che
             si sono dotate di rating di legalità con controlli eccessivi, dall’altro occorre porre

             (15)  Corte di Cassazione, sentenza n. 3307 del 18 dicembre 2013, depositata in Cancelleria il 30 gen-
                  naio 2014. La Suprema Corte, in un celebre caso, ha così sancito: [l’approntamento di un model-
                  lo] “… non basta ad esimere una società da responsabilità amministrativa, essendo anche necessaria la istituzione
                  di una funzione di vigilanza sul funzionamento e sull’osservanza di modelli, attribuita ad un organismo dotato
                  di autonomi poteri di iniziativa e controllo”… E ancora: “… il D.Lgs. 231/2001 parte dal presupposto che
                  un efficace modello organizzativo e gestionale può essere violato (e dunque il reato che si vuole scongiurare può essere
                  commesso) solo se le persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente
                  (art. 5 comma primo lett. a) abbiano operato eludendo fraudolentemente il modello stesso”.
             (16)  L’impresa, cioè, non rispetta le regole precontrattuali, sfruttando la mancanza di controlli da
                  parte del principale sul cosiddetto agente. George Akerlof con il suo studio intitolato “Il mer-
                  cato dei limoni” del 1970 utilizzava il mercato delle auto usate per illustrare cos’è un’asim-
                  metria informativa e soprattutto quali sono i suoi effetti. Il suo modello fa capire che i pro-
                  dotti di infima qualità dominano il mercato perché l’asimmetria informativa allontana i ven-
                  ditori che vogliono disfarsi di prodotti di ottima o media qualità (nel suo esempio, le auto
                  usate, i cosiddetti “limoni”).

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