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LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN SICILIA
contro la criminalità
mafiosa tutta la forza
dello Stato, le sue risorse
migliori. E i risultati non
si sono fatti attendere.
Da allora è cominciata
una serie ininterrotta di
catture di latitanti di
spicco , individuati, uno
(7)
dopo l’altro, anche con
l’aiuto di nuovi collabo-
ratori di giustizia, il cui
numero si moltiplica. Si
tratta di un fenomeno
nuovo e inarrestabile.
Dal 1992 al 2004,
1.779 componenti di
Cosa nostra sono stati Mappa tratta dalla Relazione semestrale della DIA
raggiunti da provvedimenti restrittivi. Continuano a moltiplicarsi le ordinanze
di custodia cautelare in carcere, alle quali seguiranno - negli anni a venire - pro-
cessi e sentenze di condanna emesse a carico di mafiosi imputati di omicidi
rimasti per anni senza colpevoli. Dal mondo mafioso giungono segnali di
disgregazione generale.
Emerge un dato di fatto: molti uomini d’onore, appena arrestati, chiedono
subito e spontaneamente di collaborare con la giustizia. Appaiono demoraliz-
zati, convinti che Cosa nostra sia prossima alla fine, che il sistema di potere di
cui fanno parte non sia più in grado di proteggerli e di garantire loro una
sostanziale immunità e ritengono che lo Stato abbia vinto il confronto. Nel solo
Distretto giudiziario di Palermo risultano inflitti 450 ergastoli dal 1993 al 2006.
Nella storia d’Italia non sono stati mai registrati tanti successi contro la
mafia. Nemmeno il periodo del prefetto Cesare Mori o quello successivo alla
strage di Ciaculli del 1963 sono paragonabili a questa straordinaria stagione.
Con le risorse di cui dispone la Sicilia, non v’è ragione perché continui ad
esistere la mafia. L’economia siciliana ha elementi di forza. L’isola potrebbe
essere una delle regioni più ricche d’Italia, perché dispone di potenzialità, anche
intellettuali, in gran parte inespresse.
(7) Trecento risultano i latitanti catturati nel palermitano nell’immediato periodo post-stragista.
In buona parte si tratta di boss o gregari di rilievo, ricercati da anni.
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