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L’USO DI DRONI ARMATI E COME CONTRASTARE LA MINACCIA
Gli scienziati hanno notato che l’esercito statunitense ha investito risorse
significative in tecnologie counter-drone, spesso concentrandosi sulla rilevazione
di segnali radio da un drone o dal suo operatore e bloccando il collegamento
radio tra di loro.
I droni moderni possono però operare senza collegamenti radio, affidan-
dosi a sistemi automatizzati per il riconoscimento e il monitoraggio degli obiet-
tivi e per evitare gli ostacoli. Il rapporto indica anche che, entro il 2025, i droni
amatoriali potrebbero operare in sciami di decine o centinaia e contrastarli si
rivelerà una sfida davvero difficile. “Gran parte dei risultati dello studio - ha
precisato Sciarretta - sono classificati. L’esercito e tutti i servizi sono alla ricerca
di un modo per contrastare i sempre più numerosi piccoli sistemi aerei senza
pilota, ma non posso dirvi cosa noi abbiamo consigliato”.
È indispensabile che gli esperti di antiterrorismo pianifichino una risposta
solida alla minaccia dei droni armati, non solo in termini di tecnologia di rile-
vamento e contromisure, ma anche di formazione necessaria per difendersi
dagli attacchi di droni armati.
Il primo passo è riuscire a individuare un drone armato prima che causi la
confusione, il secondo passo è determinare se rappresenta o meno una minac-
cia, ultimo passo intraprendere provvedimenti per neutralizzare la minaccia.
Nel 2017 in un post su Facebook le Syrian National Defense Forces hanno
mostrato la foto del loro dispositivo per contrastare i droni dei jihadisti . Si
(10)
trattava di un jammer montato su un pick-up, composto da alcune antenne poste
all’estremità superiore di un’asta girevole. Si notavano due cavi, uno collegato a
una scatola rossa (probabilmente qui si trovava la batteria), e l’altro a un grande
contenitore beige, che forse ospitava la centralina di comando del dispositivo.
Il suo impiego sul terreno contro i jihadisti avrebbe neutralizzato oltre otto
droni.
Proprio in quegli anni un altro sistema anti drone era il DroneDefender della
Battelle, una società statunitense. Si trattava di un fucile da spalla che “sparava”
onde radio che inibivano il sistema di controllo del velivolo senza pilota.
Un altro sistema era il taiwanese Raysun MD1, avvistato per qualche
periodo sui mezzi delle Forze irachene a Mosul.
5. La tecnologia counter-drone
Oggi in tutto il mondo si sta pensando alla tecnologia counter-drone, che
(10) https://www.difesaesicurezza.com/cyber/siria-anche-lesercito-di-damasco-ha-unarma-
ammazza-droni/
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