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ATTUALITÀ E INFORMAZIONI




               In  una  relazione  a  Brežnev  sullo  stato  del  controspionaggio,  denunciò
          come rispetto al 1954, anno di costituzione del KGB, il numero degli impiegati
          addetti a questo settore fosse sceso da 25.375 a 14.263. Oltre a ciò, fino al 1954
          questi erano suddivisi in reparti presenti in ogni unità territoriale amministrativa
          del paese, mentre nel 1967 su 3.300 unità erano presenti solo 734 rappresentan-
          ze del KGB, col risultato che regioni come la Burijatija, le RSS Autonome dei
          Mari e della Kara-Calpacchia, nonché i distretti di Kursk, Orël, Samarcanda e
          le regioni del Nord e degli Urali nella RSS Kazaka erano del tutto prive di uffici
          della sicurezza dello Stato.
               Le lamentazioni si conclusero con la richiesta di un appropriato incremen-
          to dell’organico e già il 17 luglio 1967 il Politbjuro autorizzò il KGB a distaccare
          duemila agenti in varie città e regioni. Al contempo il Consiglio dei Ministri
          dispose l’assunzione di 2.250 nuovi effettivi, 1.750 ufficiali e 500 sottufficiali, di
          cui cento per l’apparato centrale, nonché l’acquisto di 250 automobili, di cui
          dieci per l’apparato centrale .
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          5. Fondamenti legislativi dell’attività del KGB
               Prima di analizzare la struttura del KGB andropoviano, è necessario richia-
          mare un provvedimento che sarebbe rimasto fondamentale per oltre tre decenni.

               nire, avesse estratto un documento con un discorso tenuto da Stalin il 15 dicembre 1952 al
               GRU (Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie, lo spionaggio militare). Si tratta di una fonte di stra-
               ordinario interesse per comprendere il metodo e la mentalità del KGB. Aveva scritto Stalin:
               “Nello spionaggio non si organizza mai l’attività per colpire alla tempia. Lo spionaggio deve agire in modo
               indiretto. Diversamente ci saranno fallimenti e gravi fallimenti. Puntare alla tempia è una tattica miope. Mai
               reclutare uno straniero in modo che i suoi sentimenti patriottici restino feriti. Non bisogna reclutare uno stra-
               niero contro la sua patria. Se uno straniero sarà reclutato con danno dei suoi sentimenti nazionali, questo
               sarà un agente inaffidabile. Gli stereotipi vanno del tutto sradicati dallo spionaggio. Cambiare costantemente
               la  tattica,  i  metodi.  Costantemente  considerare  la  situazione  globale.  Utilizzare  la  situazione  globale.
               Muovere un attacco manovrato, intelligente. Adoperare ciò che Dio ci mette a disposizione. La cosa più
               importante è che nello spionaggio imparino a riconoscere i propri errori, e solo dopo si correggano. Prendere
               là dove c’è debolezza, dove c’è scarsa sorveglianza. Prima di tutto occorre correggere lo spionaggio evitando
               attacchi alla tempia. Il nostro nemico principale è l’America. Ma il colpo principale va rivolto non diretta-
               mente all’America. I centri illegali vanno organizzati prima di tutti nei paesi confinanti. La prima base dove
               occorre avere i nostri uomini è la Germania Ovest. Non si può essere ingenui in politica, ma ancor meno lo
               si può essere nello spionaggio. Non si può dare ad un agente incarichi per i quali non è pronto, che lo disor-
               ganizzano moralmente. Nello spionaggio bisogna disporre di agenti con un alto profilo culturale, professori
               (al tempo dell’attività clandestina inviammo una persona in Francia per informarsi sulla situazione nelle
               organizzazioni mensceviche e lui solo fece più che dieci altri). Lo spionaggio è per noi un affare sacro, ideale.
               Bisogna conquistarsi l’autorità. Nello spionaggio debbono esserci alcune centinaia di persone-amici (questo è
               ben più che agenti), pronti ad eseguire ogni nostro incarico. Ai comunisti che vedono male lo spionaggio, il
               lavoro della Čeka, che hanno paura di sporcarsi bisogna gettare la testa nel pozzo”. Cfr. N. I. EGOROVA,
               A. O. ČUBAR’JAN (a cura di), Cholodnaja vojna 1945-1963, OLMA-PRESS, Moskva, 2003, pagg.
               367-368. Il testo è tradotto dal russo a cura dell’Autore.
          (19)  Così in L. M. MLEČIN, Andropov, Pal’mira, Moskva, 2017, pagg. 154-155.

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