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L’AFFAIRE WEIL. IL «TERZO UOMO» DELL’AFFAIRE DREYFUS
combattente pluridecorato in Eritrea e Libia, docente di storia militare alla Scuola
di modena, addetto all’Ufficio storico del corpo di Stato maggiore nel 1912-14 e
poi al servizio informazioni della iV armata e al governatorato generale della
Dalmazia, comandante del 39° reggimento «Esploratori» cecoslovacco reclutato
tra i prigionieri di guerra e disertori austro-ungarici , Vigevano fu uno storico mili-
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tare di grande rilievo, autore di opere, non meno fondamentali di quelle di Weil,
dedicate alla fine di un altro stato italiano, quello pontificio, e ad un’altra importante
campagna militare italiana conclusasi essa pure nelle marche, a Castelfidardo .
(8)
Uno dei successori di Vigevano a capo del Sim, il famoso generale
Giacomo Carboni (1899-1973), gli tributò in seguito ampi riconoscimenti anche
come primo capo postbellico dell’intelligence militare, pur con un errore forse non
del tutto casuale nell’indicare il periodo di comando, quasi ad accreditare che la
sua brevità fosse dipesa dal suo asserito antifascismo, anziché da motivi di salu-
te . Peraltro la nota su Weil, sempre che sia di suo pugno, testimonia una cono-
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scenza del tutto approssimativa e imprecisa di un personaggio ben noto in quegli
anni tra gli studiosi e che certamente trent’anni prima doveva essere stato accu-
ratamente “attenzionato” (come oggi barbaramente si dice) dal Sim.
(7) - Cfr. Ljudevit Pivko, Abbiamo vinto l’Austria-Ungheria. La grande guerra dei legionari slavi sul fronte ita-
liano, introduzione di marco Cimmino, LEG, 2011.Eugenio Bucciol, Dalla Moldava al Piave. I
legionari slovacchi sul fronte italiano nella Grande Guerra, Portogruaro, Nuova Dimensione, Ediciclo
Editore, 1992. David Bullock, The Czech Legion 1914-20, men-at-arms No. 447, osprey, 2009.
(8) - Le opere principali, edite dall’Ufficio Storico dello Stato maggiore Centrale del ministero della
Guerra, sono La fine dell’esercito pontificio roma Stab. per l’amm. della guerra, 1920 (rist. an.
Ermanno albertelli, Parma, 1994); La campagna delle Marche e dell’Umbria, Ufficio Storico del
ministero della Guerra, roma 1923; La legione ungherese in Italia (1859-1867), roma, Libreria
dello Stato, 1924. Tra le altre opere: I cacciatori delle Marche; Gli ultimi telegrammi del Governo
Pontificio; Il capitano Zannatelli dei Volontari Pontifici; L’Alzani e Garibaldi; La campagna estera
Garibaldina; I canti del soldato tedesco (La Nuova Antologia, 1915).
(9) - istituito con rDL 15 ottobre 1925, n. 909. Uno dei suoi successori, il Generale Giacomo
Carboni, scrisse [Memorie segrete. Più che il dovere, Firenze, 1955, pag. 16] che Vigevano «per buona
ventura dell’italia fu poi, nel dopoguerra, il Capo del Sim di pace, e, in un certo modo, il rin-
novatore e il fondatore di esso su solide basi. a lui è dovuto se il Sim italiano si creò radici
tanto robuste da resistere alle vicissitudini del ventennio fascista, conservando sempre una vena
di sana vitalità nazionale. Non essendo riuscito a mascherare abbastanza bene i propri senti-
menti di avversione al fascismo, Vigevano dovette lasciare nel 1925 la direzione del Servizio, cui
toccò un duro periodo di abbandono e di persecuzione, che per poco non ne fracassò l’ossa-
tura» (cit. in Giuseppe De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, roma, 1984, pag. 12).
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