Page 81 - La Grande Guerra dei Carabinieri
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La nave da battaglia Leonardo da Vinci fu un'unità della Regia Marina appartenente alla classe Conte di Cavour progettata da Generale del Genio
Navale Edoardo Masdea. Entrò ufficialmente in servizio nella Regia Marina il 17 maggio 1914. Nell'esplosione e nel tentativo di salvare la nave
morirono 21 ufficiali e 228 uomini di equipaggio tra cui il comandante.
chiamati il tenente Bonnes, con la qualifica di “Addetto al convinto avvallo del Capo del Reparto Informazioni,
commerciale”, il tenente Vucevich e tre sottufficiali di capitano di vascello Ugo Conz, l’operazione ricevette il
Marina che servivano da dattilografi e agenti corrieri. via libera dal Capo di Stato Maggiore della R. Marina,
Nell’ottobre del 1916, a seguito dell’affondamento nel vice ammiraglio Camillo Corsi, con la raccomandazio-
porto di Taranto della corazzata Leonardo da Vinci, ne di mantenere l’operazione nel massimo riserbo anche
essendosi fatta strada in Italia l’ipotesi – poi rivelata- nei confronti delle Autorità diplomatiche italiane a Ber-
si infondata – che il tragico sinistro fosse da attribuire na. Per riuscire a scassinare una cassaforte era natural-
all’opera di sabotatori al soldo degli austriaci, il Governo mente necessario un “professionista” del settore. Aloisi
italiano promise un premio di 100.000 lire a chiunque si rivolse quindi al Questore di Milano, commendator
avesse fornito indicazioni sicure per stabilire se il sini- Domenico Falcettano, il quale gl’indicò il nome di un
stro della nave potesse essere riconducibile al nemico o a individuo molto esperto in serrature e fabbricazione di
un’azione delittuosa. chiavi; se ne era dovuto occupare qualche tempo prima
Venuto a conoscenza della cospicua ricompensa pro- quando era Questore di Livorno a causa di una riuscita
messa dalle Autorità italiane, Bini fiutò la possibilità di rapina in banca a Viareggio: si trattava del fabbro Na-
realizzare un’ulteriore rilevante guadagno sfruttando la tale Papini. Rintracciato dagli uomini del commendator
propria posizione di agente doppio. Bini si recò dunque Falcettano, Papini fu condotto a Milano al cospetto del
a Berna e, presentatosi al comandante Aloisi, gli dichiarò Questore, il quale gli propose di collaborare all’opera-
di avere la possibilità di fornire le prove degli attenta- zione ideata dal Servizio segreto della Marina. Non fu
ti alle nostre navi. A seguito della “soffiata” del Bini, il facile, però, convincerlo. Tuttavia, la promessa di poter
comandante Aloisi, approfittando del fatto che la nuova tenere per se gli eventuali valori trovati nella cassaforte
sede dell’Ufficio Informazioni del Marine Evidenzbu- dell’Ufficio informazioni austro-ungarico e l’assicurazio-
reau era blandamente sorvegliata da un solo guardiano ne di essere destinato nelle retrovie in caso di chiamata
notturno, decise di tentare d’impadronirsi dell’archivio alle armi, convinsero il riluttante fabbro livornese a col-
segreto del Mayer facendone scassi- laborare. Papini procurò l’attrezzatura neces-
nare la cassaforte. Si recò quindi a saria per il “colpo” – comprendente, tra l’altro,
Roma per proporre l’operazione, un cannello per il taglio ossido-acetilenico con
tutt’altro che priva di rischi, e ot- le relative bombole di gas – e provvide a
tenerne l’autorizzazione da parte consegnarla alle autorità italiane
dei propri superiori. Grazie per farla giungere, in