Page 30 - L’Arte di Sebastiano de Albertis
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            DOVE NASCE UNA TELA                                   strengo”, dove spicca la figura del colonnello Morelli di
                                                                  Popolo che troverete anche in un altro dei suoi quadri.
      M                 ilano, l’atelier di via Rossini 3. L’imma-  riconoscereste molto facilmente fra mille. Egli ha studiato
                                                                     Cavalli e soldati sono la specialità del De Albertis e li

                                                                  questo interessante quadrupede col’occhio del fisiologo
                        gine permette di entrare nel mondo di
                                                                  e dell’artista. Come nello studio d’un paesista trovate ad
                        Sebastiano De  Albertis, là dove è na-
                     ta la tela “Pastrengo 1848”, titolo originario   ogni palmo di parete una pianta, una boscaglia, un caso-
                                                                  lare; in quello d’un figurista una testolina di donna, una
            del dipinto. Uno scatto, in cui nulla è lasciato al ca-  faccia bronzina di vecchio, un busto, un profilo di uomo
            so. Due modelli, un carabiniere e un soldato austria-  o di donna — così ad ogni palmo di parete nello studio
            co in posa, davanti al bozzetto dell’opera, si vedono   del De Albertis, vedete teste di cavalli d’ogni razza e co-
            un tamburo, una sella, alcune borse e fogli raccolti in   lore, cavalli che nitriscono, cavalli che guardano sospet-
            cartelle sparse sul pavimento, in un voluto disordine   tosi, che si animano, che dormicchiano, cavalli bardati,
            che rende più naturali i protagonisti del ritratto. Teschi   nudi, imbrigliati, colla cavezza... Qua lo scheletro della
            e statue di cavalli su un armadio, dietro l’artista sedu-  testa d’un cavallo, colle vuote occhiaie, coi denti tarlati
            to alla scrivania assorto nella lettura.              che reggono un morso lucido; là una serie di zampe fer-
               “Nel suo studio trovate fuse armonicamente la no-  rate riprodotte in gesso; sopra una mensola un ingegnoso
            ta del buon gusto e quella del patriottismo. Quel salo-  mannequin in legno: un cavallino composto di pezzi mo-
            ne ampio, largo, bene lumeggiato ha, insieme, dello stu-  bili ai quali si può dare la posa che si vuole. Pare un giuo-
            dio dell’artista e del salotto di un gentiluomo alla moda.   cattolo da fanciulli e costa qualche centinaio di lire. […]
            […] Dei quadri del De Albertis parecchi sono capitoli   In uno stipo a vetri, una quantità di gingilli, di ninnoli ele-
            della storia del nostro risorgimento nazionale; e l’auto-  ganti od artistici di avorio, di argento; decorazioni, me-
            re di alcuni di essi può dire con generosa soddisfazione,   daglie; una fotografia del re Umberto, una di Benedetto
            con nobile ambizione: pars fui. Il De Albertis s’è battuto   Cairoli, che di suo pugno vi ha scritto una affettuosa de-
            a San Fermo, dove colpito da una palla moriva il De Cri-  dica che rende omaggio al patriota e all’artista; in un an-
            stoforis, accorso da Londra alle prime voci di guerra per   golo, sciabole, fasce di ufficiali, qualche vecchia unifor-
            l’indipendenza della patria. E un disegno, su in alto a si-  me, una specie di museo caleidoscopico su cui l’occhio
            nistra, nello studio, ritrae questo episodio che il De Al-  e la curiosità possono vagare e sbizzarrirsi a piacere.[…]”
            bertis v’illustrerà richiamando i suoi ricordi di una venti-  L. Benapiani e A. Barattani, ARS, Appunti Critici
            cinquina di anni addietro. Ecco qua in una tela il disegno   Illustrati alla Mostra della Società per le Belle Arti ed
            del suo famoso quadro: “La carica dei Carabinieri a Pa-                     Esposizione Permanente, 1886
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