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CRONACHE DI IERI





















                                                      di GIOVANNI SALIERNO




















                       a notte tra il 23 e il 24 ottobre 1896, un re-  ogni sorta di misfatto. Che la parola “fine” al fenomeno
                       parto dell’Arma accerchiò una casa colonica  del brigantaggio non fosse ancora stata scritta lo sapeva
                       in  località  Forane,  situata  nella  campagna  bene anche il Capitano Giacheri, nonostante il clamore
            L maremmana. Nel corso dello scontro a fuoco            e l’apprezzamento suscitati dall’uccisione del famigerato
            perse la vita Domenico Tiburzi, detto “Domenichino”     brigante. Altrettanto consapevole era l’Ufficiale del fatto
            (vedi Notiziario Storico N. 5 Anno I, pag. 12), l’indi-  che la latitanza del terzetto nelle campagne maremmane
            scusso capo dei briganti che, da oltre trent’anni, imper-  rappresentasse una vera e propria minaccia per l’inco-
            versava nella zona. Anche se molti tirarono un sospiro  lumità pubblica. D’altronde, chi meglio del Capitano
            di sollievo, quella notte non segnò la fine del brigan-  Giacheri poteva comprendere quel fenomeno? Nono-
            taggio tra la bassa Toscana e l’alto Lazio.             stante fosse nato a Murazzano, in provincia di Mondovì
            Alcuni briganti, infatti, riuscirono a sfuggire alla cattura.  e discendesse da una famiglia di letterati e militari, agli
            Lo stesso Tiburzi, in punto di morte, confessò ai cara-  inizi della sua carriera nell’Arma fu inviato nella Cala-
            binieri che gli avevano sparato: “Io sono Tiburzi... e l’Al-  bria Citeriore per partecipare alle ultime operazioni di
            bertini e il Menichetti debbono trovarsi nei pressi della  repressione del brigantaggio. A Milano, nel 1884, catturò
            Pescia Romana”. Ai due si unirono altri due pericolosi  e smantellò la famosa “Compagnia della Teppa”; a Gaeta,
            malviventi: il Ranucci e il Fioravanti.                 nel 1890, arrestò, a rischio della propria vita, il brigante
            In un primo momento, il quartetto, braccato dai cara-   Simeone Francesco dopo otto anni di infruttuosi inse-
            binieri, si rifugiò nel Lazio, ma la rivalità tra il Fioravanti  guimenti; infine, a Formia, nel 1892, si distinse per di-
            e il Ranucci portò alla scissione. Quest’ultimo, insieme  versi atti di autentico eroismo, dimostrando in ogni oc-
            al Menichetti e all’Albertini, rientrò in Maremma per   casione intelligenza, energia e coraggio.
            organizzare  una  propria  banda.  Non  avendo  più  un  Giunto a Grosseto il 9 aprile 1895, in seguito alle pre-
            capo  indiscusso  come Tiburzi,  che,  paradossalmente,  cauzioni adottate dal Governo Giolitti per porre fine al
            riusciva a contenerne gli eccessi, il trio si abbandonò a  brigantaggio in Toscana, Giacheri incrementò il dispo-



                                                                      NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO X  35
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