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PAGINE DI STORIA
vamente intercettati dai carabinieri in uno scontro durato stati trattenuti nella Stazione Carabinieri di Niscemi.
molte ore, nella notte, prima di dileguarsi. Circa 4.000 persone accerchiarono l’edificio, tagliarono
Il 16 febbraio si svolse un nuovo conflitto a fuoco con i i fili di telegrafo e telefono e, dopo una lunga trattativa
carabinieri di Caltagirone, e l’11 marzo venne avviata fra l’esponente socialista Giovambattista Garziero e il
una nuova offensiva da parte dello Stato. Affidata al co- comandante, ottennero il rilascio dei fermati, condotti
lonnello De Carli del 45° fanteria, che impiegò circa in trionfo per l’abitato. La situazione a questo punto
700 uomini per rastrellare il triangolo Biscari-Niscemi- degenerò, la folla assaltò il municipio e un circolo ri-
Caltagirone, appoggiati da due cannoni da 100/17 e 12 creativo frequentato da possidenti, saccheggiandoli e
mortai da 81mm., si concluse col fermo di circa 200 devastandoli, e i quattro carabinieri in servizio in caserma
persone, alcune delle quali arrestate, e al ritrovamento non potettero far altro che sparare alcuni colpi a inutile
di poche armi e munizioni. scopo intimidatorio dal terrazzo della caserma. Consi-
A questo punto la Banda dei Niscemesi aveva interrotto derato che i carabinieri non potessero reagire, i dimo-
ogni attività con pretese politiche e tornò nell’alveo delle stranti devastarono e saccheggiarono anche alcuni ma-
sue normali – criminose – occupazioni, i separatisti che gazzini di derrate, dandoli successivamente alle fiamme.
si erano loro uniti si dileguarono e già il 16 marzo 1946 Ancorchè la banda “Canaluni” non avesse avuto parte
l’Avila fu trovato morto, centrato da alcune pallottole e in questo episodio, non potevano i suoi capi non perce-
lasciato sulla strada che conduceva a Niscemi. Anche pire la debolezza dello Stato e la rabbia della popolazione
per lui si parlò di eliminazione da parte di complici, non civile verso le istituzioni.
si registrò alcun interesse serio da parte delle autorità di Tuttavia proprio questo evento vide il mutare del vento
venir a capo del suo omicidio, probabilmente causato per i Niscemesi. Le ricerche ripresero serrate, anche con
dai contrasti con il Russo. In effetti fu costui a pianificare nuove forze, con lo Stato che – finalmente – sembrava
e condurre gli attacchi più violenti all’Arma, e dimostrò intenzionato a venire a capo della situazione di crisi. Il
accortezza e cautela, riuscendo a lungo a non farsi sco- 31 agosto fu ucciso il bandito Giuseppe Lombardo e il
prire come membro e capo della consorteria criminale. 22 ottobre il complice Luigi Cafiso, il 14 gennaio 1947
L’Avila aveva invece un atteggiamento più sprezzante e morì il figlio dell’Avila, Saro, e il 22 febbraio furono
teatrale, ed era noto per congedarsi dalle vittime delle uccisi tre personaggi di spessore della Banda – Salvatore
sue rapine con un beffardo “Salutatemi i carabinieri!”. Rizzo, Salvatore Spinello e Francesco Saporito – in un
Per tale ragione, dopo Giuliano, era il bandito siciliano conflitto a fuoco con carabinieri e guardie di Pubblica
più ricercato, con una taglia di 500.000 lire, pubblicizzata Sicurezza. Gli altri banditi vennero per lo più catturati e
il 18 febbraio 1946. condannati in gran parte all’ergastolo. Anche in questo
Le salme dei Carabinieri di Feudo Nobile vennero sco- caso uccisioni e catture furono, da una parte della stampa,
perte quando il 23 maggio 1946 le Guardie di Pubblica accreditate a Cosa Nostra, per cui oramai l’azione dei ban-
Sicurezza arrestarono un componente della Banda, tale diti costituiva un problema. Si disse infatti che i Niscemesi
Milazzo, a seguito di una soffiata, mentre si recava dal- fossero stati traditi in quanto le loro azioni avevano finito
l’amante. Il malvivente raccontò i fatti e condusse il 27 per attirare eccessivamente l’attenzione delle forze del-
successivo i carabinieri sul luogo del massacro. l’ordine sull’area. Rimarrà così da risolvere – per lo Stato
La guerra non era tuttavia terminata e l’11 luglio 1946 – un altro problema, costituito da Salvatore Giuliano, il
vide ancora una caserma dell’Arma assediata e assalita bandito di Montelepre, cui, sempre secondo alcune fonti,
nel nisseno. Nella popolazione si sparse la voce che, dopo Cosa Nostra avrebbe applicato la stessa ricetta.
una manifestazione di protesta, alcuni contadini fossero Carmelo Burgio
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO X 25