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PAGINE DI STORIA
Vari furono
gli scontri armati
IL SACRIFICIO DEL CARABINIERE
A PIEDI GIOVANNI RUZZARIN che la Benemerita
Il 1916 fu l’anno nel corso del quale il territorio Cliviese, dovette affrontare
per quanto lontano dal fronte di guerra, dovette piangere
la morte in servizio di un giovane Carabiniere. La guerra
in corso avrebbe, infatti, comportato perdite di vite con i contrabbandieri,
umane anche lungo il “pacifico” confine svizzero, come
ricordano Beppe e Peppino Galli, i quali, nel ricostruire peraltro offrendo
le cronache cliviesi del 1916, aggiungono che: «Per fatti
d’armi non si moriva soltanto sul confine Italo-Austriaco,
ma come ricordò don Gilberto anche su quello Italo-Sviz- anche il proprio
zero: “La sera del 4 giugno (domenica) alle ore 7 al Montesù
flitto coi contrabbandieri venne ucciso il Carabiniere Ruz- contributo di sangue,
verso i boschi delle Baragge – verso Gaggiolo – in un con-
zarin Giovanni. Quantunque morto in territorio di Clivio
venne per errore dell’autorità giudiziaria fatto trasportare come accadde nel
al Cimitero di Cantello e funerale a Ligurno”». Molto più
dettagliata lo sarebbe stata la cronaca pubblicata sul corso del 1916,
prima citato periodico “Il Finanziere”, dalla quale ap-
prendiamo molti dei particolari dell’assurdo omicidio. con l’omicidio del
Ebbene, il tragico conflitto avvenne presso il Ponte di
Clivio, una località, lungo la linea di confine, tutta cir-
coscritta dalla tradizione “ramina” (la rete metallica di Carabiniere a Piedi
demarcazione), che correva, in alto, lungo la sponda de-
stra del torrente, ad una distanza che varia dai cento ai Giovanni Ruzzarin
cento cinquanta metri. Sulla rete metallica venivano,
allora, posti ad un’elevata altezza dei veri e propri cam-
panellini d’allarme, i quali avevano lo scopo di attirare
l’attenzione dei Finanzieri, in caso di attraversamento contrabbando, però, non si poteva estirpare facilmente,
clandestino o manomissione della stessa. In realtà, in e ad ogni provvedimento adottato dalle Autorità era
qualche punto, la linea, essendo difficilmente praticabile, dato constatare che, a loro volta, i contrabbandieri esco-
limitava di molto la vigilanza. Questa, proprio nel corso gitassero nuovi stratagemmi, onde rendere vani tali
dei primi mesi del 1916, era stata intensificata ancor provvedimenti e riuscire così a portare a compimento
più e a un triplice scopo: impedire che passassero in le proprie malefatte. Anche se vi era la rete, bastava
Svizzera generi di contrabbando di cui era vietata buttare le bricolle al di sopra di essa, oppure procurare
l’esportazione; che fossero introdotti in Italia merci delicatamente dei tagli nella medesima, evitando ov-
senza pagare le relative tasse, ma soprattutto impedire viamente di far suonare i campanelli, ovvero, nella peg-
la fuga nel Paese neutrale dei tanti giovani che non giore delle ipotesi, utilizzando i poveri “cani contrab-
avevano alcuna intenzione di partire per la guerra. Il bandieri”. La pratica di servizio, maturata dall’esperienza
32 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO IX