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alla presenza degli stessi Manara e Pelizza. Tutti erano
Il confine dinanzi a alle dipendenze della 5a Divisione Lombarda, al co-
mando del Luogotenente Generale Gerolamo Ramo-
Pavia era sorvegliato rino, composta da circa 7.000 unità che erano state in
gran parte posizionate nell’Oltrepò, anziché nel Sicco-
dai Bersaglieri mario (tra la sponda sinistra del Po e il Ticino), violando
le direttive del comandante dell’Armata Sarda, General
Maggiore Wojciech Chrzanowski. Un dispaccio del
volontari lombardi Comitato di Immigrazione di Stradella aveva notiziato
Ramorino che un forte contingente di soldati austriaci,
del Maggiore munito di barconi e cannoni, era dislocato tra Corteo-
lona e Belgioioso. Questa informazione lo convinse che
il grosso delle truppe nemiche avrebbe invaso il Pie-
Luciano Manara e monte a valle di Pavia, da Spessa Po, per avanzare senza
ostacoli su Stradella e Alessandria.
da una formazione Ritenendo, perciò, che i movimenti austriaci su Pavia
Borgo Ticino costituissero solo un’azione secondaria e
che gli ordini ricevuti non fossero più conformi alle
di Carabinieri, circostanze, il generale trasferì gran parte della Divisione
oltre il fiume Po, trattenendo nel Siccomario, sul confine
capeggiata dal del Gravellone, soltanto il Battaglione di Manara ed i
Carabinieri di Pelizza, nonché il Battaglione di Fanteria
Luogotenente del Maggiore Cesare Bagolini, che fu distribuito lungo
il Ticino, verso settentrione, tra Limido e Zerbolò.
Contrariamente alle aspettative del comandante Ra-
Tommaso Pelizza, morino, a mezzogiorno del 20 marzo una consistente
avanguardia austriaca giunse al Gravellone, dove parti-
reduce da Pastrengo rono le prime fucilate che segnavano l’inizio delle ostilità.
Ingenti forze nemiche intanto avanzavano, prendendo
forti posizioni lungo il confine. Fin dalle prime fucilate,
il Luogotenente Pelizza rimase lievemente ferito da un
colpo di arma da fuoco che gli staccò una spallina.
Un drappello di Carabinieri a cavallo era giunto al se- L’avanguardia austriaca era costituita da circa 8.000
guito di Pelizza, al quale si erano uniti quelli delle soldati, a fronte delle appena 700 unità piemontesi pre-
locali Stazioni di Gravellone e di Carbonara. senti nell’area. Non giungendo i rinforzi richiesti, che
Il 6° Battaglione Bersaglieri di Luciano Manara era lo stesso Pelizza aveva sollecitato, null’altro poteva fare
formato da quattro compagnie, guidate dai capitani la sottile linea difensiva, distesa lungo la sponda sabauda
Giovanni Ferrari, Cesare Bonvicini, Felice Dubois e del Gravellone, se non creare ostacolo e ritardare l’avan-
Luigi Soldo. Due compagnie di Bersaglieri furono zata della soverchiante forza nemica, che in alcuni punti
schierate lungo il Canale Gravellone, una a La Cava già riusciva a sfondare e invadere il Piemonte. Costretti
e l’altra distribuita tra Sabbione e Carbonara. I Ca- a indietreggiare, i Bersaglieri e i Carabinieri si attesta-
rabinieri e i Bersaglieri, dei plotoni dei tenenti Eleu- rono prima nel centro abitato di San Martino Sicco-
terio Pagliano e Alessandro Mangiagalli, furono in- mario e poi a La Cava. Così, venuta meno la difesa del
caricati di presidiare il ponte di barche di Gravellone, Gravellone, nulla poté impedire il dilagare di truppe e
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 4 ANNO IX 15