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PAGINE DI STORIA
che prevedeva l’abolizione della proprietà privata, con-
siderata origine delle disuguaglianze sociali e causa della
corruzione dell’animo e del corpo degli uomini, della
società, dell’economia e della politica.
La Carboneria, che svolse un ruolo importante nelle at-
tività volte a rovesciare il potere assoluto in Italia nel
periodo successivo alla Restaurazione, subì una forte
penetrazione da parte dei Sublimi Maestri Perfetti, quasi
da diventarne il braccio armato, infatti ai suoi due ori-
ginari gradi di apprendista e maestro, ne aggiunse ben
presto un altro, tipicamente massonico, quello di gran
maestro, preposto in modo peculiare all’abolizione della
proprietà privata, obiettivo principale del Buonarroti.
Se i Savoia che rientravano a Torino, intenzionati a ri-
pristinare il regime assolutista anche per non indurre
l’Austria a concedere il proprio interessato e sgradito
sostegno – che avrebbe comportato una limitazione
della sovranità attraverso lo schieramento di unità per
ripristinare l’ordine – avessero avuto notizia delle teorie
di cui era imbevuto l’animo del Laneri, non avrebbero
dormito sonni sereni.
Nel 1820, a pochi anni dall’inizio del delicato processo
di Restaurazione susseguente alla caduta di Napoleone,
si diffuse in Europa un vento di rivolta che toccò più CARLO ALBERTO DI SAVOIA
punti della penisola e, nel marzo 1821, raggiunse Torino
(vedi Notiziario Storico N.1 Anno VI, pag. 12).
Il 6 marzo gli esponenti di punta della rivolta tenta- Torino e si mise a disposizione del legittimo re.
rono di portare dalla propria parte il principe Carlo Torniamo ora al nostro subalterno che ai primi di marzo
Alberto del ramo cadetto Savoia-Carignano, possibile 1821 si trovava a St. Jean de Maurienne, in Savoia. Alla
erede al trono, ma questi, in definitiva, non prese una notizia delle rivolte nelle Cittadelle di Torino e Alessan-
reale e decisa posizione. Ad ogni modo, forse equivo- dria, il Laneri aderì alla sedizione e arrestò il colonnello
cando, forse intendendo forzargli la mano, il 10 fu Righini della Brigata Alessandria, che aveva ordine di
dato avvio alla sommossa. Il re Vittorio Emanuele I scortare a Torino. Dette ordine ai suoi carabinieri di
il 13 abdicò a favore del fratello Carlo Felice, in quel custodire l’ufficiale e gli atti del processo in cui fu im-
momento a Modena, e la temporanea reggenza fu af- putato in seguito, sottolineano il suo comportamento
fidata a Carlo Alberto. Questi inizialmente concesse estremamente deciso nei confronti del Righini, cui non
la Costituzione, ma Carlo Felice gli ordinò di revo- esitò ad intimare “di abbassar la voce”. Il suo ruolo dovette
carla e raggiungerlo a Novara per unirsi alle truppe essere decisamente attivo, in quanto, eseguito il colpo
rimastegli fedeli. Il principe il 22 marzo, con le truppe di mano, diffuse lettere dai contenuti sediziosi a Cham-
che avevano rifiutato di unirsi ai rivoltosi, abbandonò bery, invitando anche ad unirsi alla rivolta il capitano
30 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 6 ANNO VIII