Page 25 - Notiziario Storico 2023-1
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PAGINE DI STORIA
lenzuola. Ci fecero spogliare della nostra uniforme da mire. Il mattino seguente, sempre alla stessa ora, si
lavoro, quella con cui eravamo partiti, e indossammo riprendeva di nuovo il tragitto verso la fonderia. Con-
una tuta di tela grigia da meccanico che riportava cu- clusa la settimana, senza giorni di riposo, si cambiava
cite sulla schiena le lettere “K.G.”, “Kriegsgefangener” turno con inizio alle ore 18 e termine alle ore 6 del
ossia “prigioniero di guerra”; come calzature ci forni- mattino. Non era previsto salario ma solamente una
rono di scarpe con fondo di legno, molto scomode per remunerazione in pochi pfennig, sottomultipli del
camminare. In serata i militari di guardia ci condus- Marco, con cui era possibile acquistare qualche bicchiere
sero nella mensa dell’accampamento dove ricevemmo di birra presso lo spaccio. Questo ritmo di lavoro durò
una scodella con dentro una brodaglia di radici di per tutto il tempo della prigionia senza mai beneficiare
barbabietole, rape e qualche pezzo di patata. Ci diedero di un giorno di riposo.
anche una pagnotta di pane di segale del peso di circa
un chilo da dividere in tre di noi che doveva bastare Com’erano le condizioni di vita al campo di prigio-
per tutto il giorno. Andammo a dormire e appren- nia? Come venivate trattati?
demmo che la sveglia sarebbe avvenuta alle ore quat- Le condizioni di vita nel Lager erano tutto sommato
tro; dopo una frugale e veloce colazione a base di orzo, tollerabili, anche perché, comportandoci correttamente,
ci fecero camminare incolonnati per raggiungere la non davamo modo ai tedeschi di intervenire in forma
stazione ferroviaria di Trofaiach distante circa cinque ancor più repressiva. Tuttavia, soffrivamo molto il
chilometri dal Lager. In treno raggiungemmo la sta- freddo: indossavamo solo la tuta da lavoro di tela gri-
zione della cittadina di Leoben – Donawitz, a circa gia; non avevamo biancheria intima né potevamo
venti chilometri da Trofaiach. fare una doccia perché l’acqua era quasi sempre fredda
e tutti evitavamo di lavarci; pertanto i parassiti pro-
Che attività svolgevate al campo? In che genere di lificavano. Nonostante le rigide temperature non
lavoro eravate impiegati? fummo dotati di altri indumenti oltre la tuta: nessun
Leoben – Donawitz è nota ancor oggi per la lavora- cappotto o giacca, né un berretto. Per poterci riscaldare,
zione del ferro; in effetti noi fummo destinati alla al rientro dal lavoro, avevamo a disposizione una
realizzazione di paratie per carri armati. Alle sei in sola stufa presente nella baracca: ognuno di noi si pro-
punto oltrepassammo il cancello della fonderia. Fui curava un pezzo di legno o di carbone per alimentarla
presentato da un funzionario al capo operaio del quale quanto più possibile. In queste condizioni trascor-
in seguito seppi il nome: Mautna Frantz, sessantenne remmo i rigidi inverni del 1943 e del 1944. Si man-
del luogo che mi istruì sul mio lavoro che consisteva giava due volte al giorno, una volta in fabbrica ed
nel cernere il ferro rottamato. Il materiale, prelevato un’altra al campo. Il pasto consisteva nella solita bro-
da una gru, veniva deposto in un grande contenitore daglia di barbabietole, senza pasta né tantomeno carne.
per essere trasportato negli altiforni. Il lavoro durava Mancavano locali di ricreazione; mai abbiamo potuto
dodici ore compresa la pausa pranzo che consisteva godere di qualche periodo di riposo in branda, salvo
nella stessa pietanza della prima sera, e restò tale per per i malati, in genere di febbre alta; le guardie armate
tutto il periodo della prigionia. Al termine del lavoro, tedesche, tuttavia, ci sollecitavano ad alzarci, apo-
alle ore 18, si ripartiva facendo il percorso in senso strofandoci in tedesco: “Tu non sei malato e devi la-
inverso, giungendo per la cena; indi, si andava a dor- vorare, perché il Reich ha bisogno di te!”.
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO VIII 25