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A PROPOSITO DI...
CARABINIERE E ZAPTIÈ (CARTOLINA STORICA, DISEGNO DI CLEMENTE TAFURI)
senziale per essere ammesso al grado era la conoscenza furono inseriti organicamente nei reparti dell’Arma,
della lingua italiana, e ciò costituiva incentivo per gli essendo stato sciolto il corpo delle guardie indigene
uomini a imparare a leggere e scrivere. Svolgeva le con la soppressione della Delegazione di P. S. di Mas-
funzioni di furiere del suo reparto, provvedendo a di- saua. Due anni dopo venne ridotto il numero dei ca-
stribuire materiali, viveri e a comandare il servizio. Si rabinieri nazionali, mentre quello degli zaptiè rimase
occupava dell’addestramento e fungeva da interprete. pressoché immutato – un ufficiale indigeno, 4 buluk-
In grande uniforme indossava penne di struzzo bian- basci e 90 gregari – aumentato a 140 elementi in totale
che sul copricapo. Poteva essere armato anche di pistola a fine 1894. L’impiego di pattuglie miste consentì una
e sciabola, oltre che dell’armamento d’ordinanza. Tutti più agevole penetrazione fra la popolazione locale e i
gli zaptiè potevano portare i gambali in ruolo delle fa- buoni risultati conseguiti evidenziarono che il carabi-
sce mollettiere, con scarpe, sandali o a piedi nudi. niere nazionale sapesse ben relazionarsi con lo zaptiè,
Nel 1888 vi erano 2 plotoni da 25 zaptiè (dal turco che contestualmente ebbe modo di dimostrare una
zaptiye, polizia), al comando di 2 sottufficiali anziani rara fedeltà. In questi anni si creò in Italia il mito di
indigeni, operanti a supporto delle 2 compagnie cara- questi soldati dinoccolati e dalla pelle d’ebano: del
binieri. L’11 dicembre 1892 gli zaptiè salirono a 82 e resto dopo la cattiva prova offerta il 26 gennaio 1887
46 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO VII