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CRONACHE DI IERI
con Beniamino Aceto, vice pretore di Turi, con decisione A Turi, sul finire
lo avvicinò e gli chiese spiegazioni sul suo atteggiamento
scorretto. del Ottocento,
Il sindaco, con sarcasmo e atteggiamento arrogante, gli
rispose esclamando: «se è affare di onore ci vediamo un
altro giorno». Il giovane Turchiarulo di tutta risposta gli dicerie, pregiudizi,
replicò: «quando si tratta del decoro d’una fanciulla, tali
spiegazioni potrebbe darle sul momento». Lerede non gli e violenza
rispose e con aria sprezzante tirò dritto per la sua
strada. Turchiarulo ancor più contrariato per l’atteggia-
mento assunto dal sindaco, il giorno seguente, con aria cambiarono le
di sfida, gli scrisse una accorata lettera: «Avrei creduto
che alla mia richiesta di spiegazione e delucidazioni voi vi sorti del destino
foste dato qualche pensiero: invece nulla avete fatto mentre
svillaneggiaste una donna e senza alcuna ragione calunniaste
me. Eccovi due offese delle quali dovete rispondere e alle di due notabili
quali dovete una riparazione: alla prima senza farvi
andare fantasticando per gli aerei spazi, si ripara, chiedendo del luogo
scusa alla donna vilipesa. Alla seconda siccome io sono
troppo fiero di me, e dell’esser mio da non dare gran peso
alle vostre invettive, resta a vostro arbitrio la scelta della
riparazione. Due giorni per decidervi». professore se volesse spiegazioni dal sindaco o da
Turchiarulo consegnò la lettera a Vito Cardone, bidello Pasquale Lerede. Turchiarulo gli rispose che le voleva
del gabinetto di lettura “casino dell’unione” mentre il da Pasquale Lerede e aggiunse: «un gentiluomo è stato
sindaco, unitamente ad altri gentiluomini, era all’interno offeso e ha diritto ad una soddisfazione». A tale risposta il
a giocare a carte. sindaco replicò: «tu credi di far paura ai turchi?» e,
Tra i notabili del luogo erano presenti il sacerdote ponendo la mano su una sedia che aveva al suo fianco,
Michele D’Addiego, l’agrimensore Domenico Aceto, il la afferrò facendo il gesto di lanciargliela contro
notaio Giuseppe Gazzilli, Perfido Filippo, proprietario proferendo la frase: «adesso te la spacco in testa».
terriero, Michele Marinelli, agente del macinato, tale Turchiarulo, vistosi per l’ennesima volta oltraggiato,
Domenico Martinelli di Rutigliano, il segretario comunale d’istinto gli sferrò un pugno sull’occhio sinistro. Il
di Turi Cosimo Caporizzi e Raffaele Gonnelli. sindaco, sanguinante da un occhio, sempre più acceso
Consegnata la lettera tra le mani del sindaco, questi dalla rabbia, si avventò prima al collo del suo sfidante e
immediatamente la lesse e sghignazzando la mostrò al poi, involontariamente, gli infilò il dito indice della
suo amico Michele D’Addiego dicendogli che gliela mano destra nella bocca. Con rabbia il professore
mandava il Turchiarulo. addentò il dito del sindaco provocandogli due profonde
Pieno di rabbia si alzò dal tavolo da gioco e si indirizzò ferite. “Chi t’ha criato lasciami!” gridò dal dolore il
verso il Turchiarulo che nel frattempo era rimasto sindaco. Ormai tutto era degenerato davanti a tanti
seduto fuori dal circolo. spettatori rimasti impietriti. Spaventato dell’accaduto
Giunto sull’uscio della porta il sindaco chiese al Turchiarulo fuggì via prima dell’arrivo dei Carabinieri
32 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 2 ANNO VI