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PAGINE DI STORIA




                                                                           I siluri presero in


                                                                     pieno il Conte Rosso



            C’era anche chi, come il Carabiniere Sebastiano Panetta,
            partiva alla volta di Tripoli per il trasferimento defini-  che navigava sulla
            tivo al locale Gruppo Carabinieri. I militari dell’Arma
            a bordo del Conte Rosso, quella maledetta sera, erano        destra del Freccia.
            oltre un centinaio. Il pericolo per le incursioni sottoma-
            rine nemiche era vivo e non sottovalutato perciò il con-
            voglio  venne  scortato  dalle  navi  siluranti  “Freccia”,     Il transatlantico
            “Procione”, “Orsa” e “Pegaso”. Nel pomeriggio, subito
            dopo aver superato lo Stretto di Messina, alle imbarca-  venne colpito a prua
            zioni di scorta si unirono gli incrociatori “Bolzano” e
            “Trieste” e i cacciatorpediniere “Ascari”, “Corazziere” e        ove si aprì uno
            “Lanciere”.  Zigzagando  a  diciotto  nodi  tra  le  acque
            calme, il convoglio seguì la rotta a levante della Sicilia.
            Più rapida di quella di ponente, ma più pericolosa per   squarcio irreparabile.
            la vicinanza all’isola di Malta, roccaforte inglese. Al tra-
            monto del 24 maggio il convoglio raggiunse le coste a       L’imbarcazione fu
            largo di Augusta. A bordo venne servita la cena. Ci si
            apprestò dunque a passare la notte. Chi in coperta. Chi
            sul ponte. Solo pochi fortunati in una cabina. Poco di-           subito invasa
            stante, il Comandante Wanklin del sommergibile bri-
            tannico  Upholder,  di  rientro  da  una  missione,  vide             dall’acqua
            apparire nel periscopio le sagome del convoglio italiano.
            L’ufficiale britannico ebbe un sussulto. Il sommergibile
            in mare da venti giorni non era stato capace di affondare
            granché. Aveva solo due siluri nella rampa di lancio.   scampato alla morte così ricorda quei momenti: “Si ve-
            Alle 20.40, quando il convoglio italiano aveva raggiunto  devano gruppi di ragazzi inginocchiati a pregare e il cap-
            le acque al largo di Capo Murro di Porco, il nemico sca-  pellano che li benediva. Ad un tratto si sentì la voce del
            gliò i suoi ordigni. I siluri rasentarono la carena della  capitano che gridò: si salvi chi può”. Dieci minuti dopo il
            nave silurante Freccia senza colpirla. Purtroppo, però,  suo siluramento il Conte Rosso si ritrovò con la prua
            presero in pieno il Conte Rosso che navigava sulla de-  sommersa dall’acqua e la poppa rivolta al cielo. Tutto
            stra del Freccia. Il transatlantico venne colpito a prua  avvenne così terribilmente in fretta. Tutt’intorno un
            ove si aprì uno squarcio irreparabile. L’imbarcazione fu  brulichio di zattere. Uomini che si dimenavano tra le
            subito invasa dall’acqua. A bordo calò un silenzio tom-  onde. Inghiottiti dal mare. Aggrappati sino all’ultimo
            bale. I militari, secondo le disposizioni di salvataggio  istante alle fiancate verticali con tutte le proprie forze.
            impartite all’inizio della traversata, si concentrarono a  Sfiniti! Scivolavano nell’acqua gelida. Le urla sempre
            poppa. Ma in pochi minuti la nave iniziò ad abissarsi.  più assordanti! La disperazione! Il sapore acre della
            Subentrò il caos. In tanti erano al primo viaggio in mare.  nafta mescolata all’acqua salmastra. All’improvviso un
            In molti non sapevano nuotare. Tutti indossarono i      tonfo assordante: lo scafo andò a picco velocemente
            giubbotti di salvataggio pronti a buttarsi in acqua o a  come se fosse risucchiato da un vortice sottomarino.
            prendere posto nelle poche scialuppe. Un testimone      Dagli abissi salirono a galla enormi bolle d’aria.



            20 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 2 ANNO VI
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