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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA
Gli alleati però non conoscevano il valore spirituale e il valore artistico di alcune di esse. Pun-
tualmente oltre alle spade dozzinali, anche dei cimeli arrivano nei punti di raccolta. Tokugawa
Iemasa non si abbassò a sotterfugi per nascondere il suo tesoro e consegnò 15 katana appar-
tenute alla sua famiglia; tra loro c’era la Honjo Masamune. La storia è molto confusa da questo
punto in poi, le tracce si sono perse tra registri spariti e militari consegnatari mai esistiti.
Molte spade furono consegnate a ufficiali e sott’ufficiali americani, ma molte furono fuse o
gettate in mare dove trovarono l’oblio. Da quel momento la Masamune, dichiarata tesoro na-
zionale negli anni ‘30, non ha fatto più ritorno in Giappone.
WAKIZASHI SFODERATA
Cosma Manera (padre della legione redenta, vedi Noti- collare sotto la guardia “tsuba”, ha una bellissima e
ziario Storico N. 5 Anno III, pag. 4) dal Conte Terauchi, delicata decorazione floreale su sfondo nero, ripreso sul
Generale dell’Armata del Giappone. “kashiragane” (bottone). La lama è databile all’epoca
La spada corta si presenta chiusa in un fodero di legno EDO (1603-1868) grazie ad un fiore di crisantemo
di bamboo “saya” e poggiato su un supporto in legno, il “kiku-mon” inciso sul codolo nascosto. Questa spada è
“katana-kate”. La “tsuka” (impugnatura) è ricoperta di corredata anche di un piccolo coltello “kogatana” inserito
pelle di razza bianca, a sua volta sovrastata da una in- nel fodero nella parte posteriore, quella a contatto con il
trecciatura di tessuto nero “tsukamaki”. Sotto questa na- vestito. Una curiosità, che non compare sulle lame
stratura, da entrambi i lati, posti più o meno a tre quarti, europee, sono i segni di impatto sul dorso morbido
sfalzati, ci sono i “menuki” piccole decorazioni di metallo della lama, questi segni sono fisiologici nell’utilizzo tra-
raffiguranti verosimilmente due ONI (demoni del sonno) dizionale della scherma giapponese, in quanto è la parte
figure antropomorfe. Questo inserto, durante la presa, si con cui ci si difende da un attacco per poi contrattaccare
andava a collocare al centro della mano dove si forma con il filo duro e tagliente.
una piccola conca migliorandone la presa. Il “fuchigame”, Daniele Mancinelli
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO IV 95