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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA
IL KOGATANA (PICCOLO COLTELLO) INSERITO NEL FODERO IN BAMBOO
IMPUGNATURA VISTA DAI DUE LATI, OVE E POSSIBILE
APPREZZARE I MENUKI POSIZIONATI A DIVERSE ALTEZZE
PARTICOLARE
DELL’ESTREMITÀ
DELL’IMPUGNATURA
DELLA TSUKA
rivelare notizie sul suo fabbricante. Rimosso lo strato del bamboo. Il samurai come dicevamo le portava a
di argilla cotta, si provvedeva ad una prima sgrezzata coppia ma se doveva lasciare la grande katana per
del filo e dei lati; ma era compito di un altro artigiano motivi di obbedienza al suo signore o per cerimonie,
esperto solo di affilatura e lucidatura, dare la forma non si separava mai dalla piccola, che era chiamata “la
finita. “Sbiancata” e affilata la lama, veniva assemblata guardiana dell’onore”. Questo appellativo le era stato
al fornimento ed era pronta per essere impugnata da dato perché si portava infilata nella grande cintura
un degno guerriero. Per il samurai (“colui che serve”), davanti al ventre, sede dell’anima nella cultura giapponese
la Katana e la Wakizashi erano simboli di alto lignaggio “hara”. In assenza del coltello, il “tanto”, veniva utilizzata
e prestigio, dai quali era inseparabile; legame profondo per il suicidio rituale, il “seppuku”, che si svolgeva col-
che poteva rompere solo la morte. pendosi da soli all’addome.
La coppia delle due armi è chiamata “dai-sho” (grande Per osservare una Wakizashi non c’è bisogno di arrivare
e piccola,) la lunghezza della Wakizashi era la metà di in Giappone o chissà in quale museo dedicato. Nel
una Katana e poteva variare da un “shaku” (30,3 cm) a Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri è custodito
due “shaku” (60,6 cm), questa unità di misura derivava un angolo prezioso d’oriente, un pezzo di questa mil-
dalla distanza naturale che c’è tra due sezioni nodose lenaria tradizione con la Wakizashi donata al Generale
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO IV 93