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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA




                                          UN’ARMA LEGGENDARIA




                  Per meglio apprezzare il genere di dono fatto al Generale Cosma Manera, e comprenderne il
                  valore più profondo vorrei raccontare di una spada giapponese leggendaria, la Honjo Masa-
                  mune. Si tratta di una katana,  forgiata da Goro Nyudo Masamune (Okazaki Masamune),
                  che in essa ha rasentato la perfezione costruttiva assoluta. Masamune ha forgiato lame, orien-
                  tativamente tra il 1288 e il 1328 (periodo Kamakura), con una tecnica ancora oggi insuperata.
                  La leggenda parla di una lama perfetta in tutto, tagliente come nulla al mondo, leggera e sot-
                  tile, flessibile e dura allo stesso tempo, costruita intorno al 1300.
                  Durante il XIII secolo le orde mongole del Kublai Khan minacciavano i confini del Giappone;
                  il problema più difficoltoso da risolvere era la fragilità delle delicate ed eleganti armi giappo-
                  nesi che colpendo le armature dei mongoli si rompevano. Per risolvere il problema si decise
                  di rivolgersi a Nyudo Masamune. Il maestro artigiano iniziò a fucinare le spade piegando e
                  tagliando più volte la “billetta” facendone 30.000 strati, ingrandì la larghezza delle lame e ne
                  allungò le punte, in più aumentò lo spessore del dorso per una maggiore capacità difensiva.
                  Con queste accortezze costruttive Masamune risolse il problema e aprì la strada alla fucina-
                  tura di oggetti di rara bellezza e perfezione. Le katana non erano semplici armi, i proprietari
                  si rispecchiavano in esse e nelle loro “anime”. Le anime erano date loro dai maestri armaioli,
                  con preghiere e dedizione, facendole emergere dal fuoco e dall’acqua. Per la Honjo Masamune
                  era lo stesso, anzi, nei suoi 700 anni di storia il Giappone si identificò in lei e nel suo emblema
                  di potere feudale e militare. Passò di samurai in samurai, da Shogun in Shogun  per centinaia
                  di anni, non sappiamo nulla di preciso dei suoi proprietari fino al sedicesimo secolo. Nel se-
                  dicesimo secolo, appunto, il generale Honjo Shigenaga (1540-1614) si trovò difronte in bat-
                  taglia il samurai Umanosuke che era armato proprio della Katana fucinata da Masamune.
                  Honjo venne attaccato e la Katana con un colpo divise in due il suo elmo, ma il generale si
                  salvò, riuscendo anzi a vincere lo scontro e facendo della spada il suo personale trofeo. Nacque
                  così, da Honjo e Masamune, il nome di una leggenda.
                  In un momento di difficoltà economica, Shigenaga vendette il prezioso manufatto per tredici
                  monete d’oro alla futura influentissima famiglia Tokugawa, che fece di un arma da guerra un
                  segno distintivo dello Shogunato nel periodo EDO, nonché la loro spada cerimoniale fino al
                  1945. Con la sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale la Honjo Masamune
                  scompare. Il comandante in capo americano Generale Duglas Macarthur, impose il disarmo
                  totale dei giapponesi per evitare che potessero nuovamente combattere. Le katana non fecero
                  eccezione. La loro pericolosità militare era relativa ma il loro valore assoluto e simbolico era
                  altissimo e Macarthur lo sapeva. Durante tutto il secondo conflitto mondiale venne aperta
                  la via del samurai, il “bushido”, a molti uomini che non avevano tradizioni di famiglia militare,
                  ricoprendoli di un altissimo onore e spingendoli a combattere. A loro vennero date le katana
                  compendio della divisa. Si fabbricarono per ufficiali e sott’ufficiali 2.000.000 di katana, ai
                  primi davano spade artigianali di pregevole fattura, per gli altri c’erano le spade prodotte in
                  serie, molto meno preziose. Quindi, una volta decretato il disarmo del Giappone, una marea
                  di spade confluirono nei depositi dell’esercito di occupazione.






            94 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO IV
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