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CRONACHE DI IERI





                                                                                           I TELEGRAMMI DI PREAVVISO
                                                                                           DEL DELITTO INVIATI DALL’ARMA
                                                                                           DI NETTUNO ALLA PROCURA
                                                                                           DI ROMA IL 6 LUGLIO 1902


                                                                                          Nonostante il Serenelli seguirà,
                                                                                          negli anni seguenti al delitto e
                                                                                          dopo aver scontato la pena de-
                                                                                          tentiva, un percorso di reden-
                                                                                          zione  religiosa,  la  lettura  di
                                                                                          queste  sue  affermazioni  non
                                                                                          può che suscitare ancora senti-
                                                                                          menti  di  indignazione  per  il
                                                                                          carnefice e di accorata, amore-
                                                                                          vole pietà per la povera vittima
                                                                                          che aveva evitato per due volte
                                                                                          le  conseguenze  delle  aggres-
                                                                                          sioni del suo assassino.
                                                                                          Prosegue la deposizione del Se-
                                                                                          renelli al magistrato: «Infatti, il
                                                                                          giorno  5  corr.,  verso  le  ore  15,
                                                                                          mentre stavo a triturare delle fave
                                                                                          nell’aia con un carretto tirato da
                                                                                          due buoi, scesi dallo stesso, e, fat-
                                                                                          tavi salire la Casagrande, che se-
                                                                                          guendomi  spagliava  le  fave,  le
                                                                                          dissi di proseguire per me il la-
                                                                                          voro, perché avevo bisogno di an-
                                                                                          dare in casa. Nel passare vicino a
                                                                                          mio padre, che si trovava seduto
                                                                                          nei pressi della stalla, gli doman-
                                                                                          dai come si sentiva in salute, giac-
                                                                                          ché lo sapevo indisposto, ed egli mi
                                                                                          rispose che aveva ancora la febbre.
                                                                                          Entrai  in  casa  senza  dir  nulla
            Maria Goretti, e giunsi ad alzarle la gonna, tenendo l’asta  alla Goretti che stava sul pianerottolo a rammendare una
            virile fuori dei calzoni; ma la Goretti oppose resistenza, ed  mia camicia. Portatomi nell’ultima stanza a destra, ad un
            io, nel lasciarla andar via dalla casa rurale dove ci trova-  magazzino, dove tra l’altro – trovavansi dei ferri vecchi,
            vamo, le ingiunsi di non riferire nulla a sua madre, dicen-  presi un punteruolo acuminato che Luigi Goretti aveva por-
            dole  che  altrimenti  l’avrei  ammazzata.  Fu  questo  un  tato dalle Marche per cucire le scope, e lo deposi sull’angolo
            capriccio di un momento e nessuno simile pensiero sorse più  esterno a destra del coverchio di un cassone esistente nella
            nella mia mente. Vedendo che, ad onta, del mio lavoro, ver-  cucina, a destra entrando. Indi, per un braccio, trascinai la
            savo sempre nella miseria, pochi giorni prima del cinque cor-  Maria Goretti in cucina, e chiusa la relativa porta d’in-
            rente, presi la determinazione di uccidere la Goretti per  gresso col solo saliscendi, orizzontale, esistente nella parte
            andare in carcere e vivere a spese dell’Erario».        interna, alzai alla Goretti la gonna dalla parte anteriore,



                                                                     NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 4 ANNO IV  59
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