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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA
LA SCIMITARRA E IL DAMASCO
Sciabola “alla turca” donata a “Carlo di Borbone principe di Capua”, come riporta la scritta sulla lama. Si
tratta di un alto esempio di “tecnologia”, tipico della produzione armaiola di metà 800. L’ampia in-
curvatura, la lama ad un flo, punta e dorso, conferiscono all’arma una particolare snellezza ed eleganza,
così come l’impugnatura in avorio, dal gusto e dallo stile tipicamente mediorientali. La crociera di
guardia, in ottone inciso, è a due rami, uno dei quali, quello che segue il verso del flo, è unito da una
catenella al ricciolo dell’impugnatura. La lama riporta un bellissimo disegno “damasco” che pervade
vorticosamente tutta la sua lunghezza, quasi come un’impronta digitale che la rende unica ed irripe-
tibile. Questo tipo di forgiatura prende il nome dal termine arabo “DAMAS” che signifca acquoso.
Efettivamente il metallo così forgiato ricorda uno specchio d’acqua increspato dal vento o picchiettato
dalla pioggia. Molto interessante è la tecnica di realizzazione di questo prezioso abbellimento, per il
quale, in tutto il mondo, si sono sviluppate metodologie diferenti: per torsione, per piegatura, per sal-
datura a pacchetto, per inclusione. Il nostro esemplare è stato realizzato seguendo la tecnica denominata
Acciaio Wootz, praticata a partire dalla costruzione di un crogiolo (in antichità in terracotta e realizzato
successivamente in metallo) dove venivano inseriti i materiali da saldare tra loro, messo poi in forgia
ad alte temperature. Dopo aver riscaldato il crogiolo per 24 ore e trascorso lo stesso tempo per il rafred-
damento, si otteneva la billetta (barra a sezione quadrata). Questo tipo di fusione permetteva al metallo
di saldarsi senza cancellare i punti di giunzione che davano forma al disegno; a quel punto l’artigiano
armaiolo procedeva a riscaldare nuovamente la billetta al fne di battere il composto con un maglio
per dagli forma. Una volta conferita alla lama la foggia defnitiva, si procedeva ad un ciclo termico
che consisteva in una serie di riscaldamenti e rafreddamenti graduali, fno ad arrivare allo spegnimento,
attraverso l’immersione della lama in un liquido freddo che provocava uno shock termico, temprandola.
A questo punto si poteva procedere alla rifnitura e aflare. Talvolta la lavorazione poteva essere va-
lorizzata da bagni acidi che ne mettevano in risalto la bellezza. Il procedimento di tempra aveva anche
la funzione di rendere l’arma particolarmente resistente ai colpi, dal momento che le saldature del da-
masco dissipavano con efcacia le forze che si venivano a formare sul flo al momento dell’impatto.
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO IV 97