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CRONACHE DI IERI

















                                                      di SIMONA GIARRUSSO


















            Qualiano (Napoli), 7 luglio 1946, ore 8:00. “Appuntà!   Vengono  dal  pianterreno.  Il  Carabiniere  Vella  è  a
            Fate  presto.  Di  là!”  L’orologio  del  campanile  non  terra; tre proiettili lo hanno colpito.
            segna  ancora  le  otto  del  mattino  e  già  una  piccola  L’appuntato impugna la pistola e risponde al fuoco.
            folla di curiosi si è radunata nella piazza di Qualiano,  Colpi a sinistra, a destra. Colpi a vuoto. Pochi minuti,
            facendo capannello attorno ai carabinieri che da poco   poi il silenzio. Che sia un segno di resa? No, il delin-
            hanno iniziato il servizio di pattuglia. Alcuni paesani  quente sta tentando di fuggire scavalcando la finestra
            hanno riconosciuto i tre giovani che hanno rapinato il  sul retro. Il militare ne intuisce la mossa, corre dietro
            contadino Stefano Davide.                               al  fabbricato.  Il  bandito  è  già  fuori.  Corre  e  spara.
            L’Appuntato Giacomo Di Dio e i Carabinieri Leonetto     Anche l’appuntato corre e spara. Lo insegue nell’erba
            Scalabrelli  e  Mario  Vella  non  perdono  tempo.  Una  alta, fino a che i suoi occhi riescono ancora a vederlo
            manciata di minuti e sono sulle tracce dei malfattori.  in quella immensa distesa di verde.
            Ne arrestano subito due. Due pericolosi pregiudicati    Il pomeriggio, nell’ospedale di Giugliano, al capezzale
            di Giugliano: Giovanni Felago, catturando, e Domenico   del carabiniere ferito è un via vai di amici, colleghi,
            Grimaldi.  Li  perquisiscono.  Il  primo  ha  una  grossa  superiori. E’ arrivato anche il Maggiore Federico Ga-
            pistola americana. E’ carica. Anche il secondo è armato;  briele,  Comandante  del  Gruppo  Esterno  di  Napoli.
            ha una Beretta militare, pure questa carica. Del terzo,  Ha portato con sé un donatore di sangue. Prima la
            nulla. Che abbia già lasciato Qualiano? Improbabile.    trasfusione, poi l’intervento chirurgico, delicatissimo.
            La gente ha visto. E parla. Si vocifera sia nascosto in  Si  fa  il  possibile.  Ma  quelle  ferite  al  fegato,  allo
            casa di un certo Sabatino Tirozzi. Non c’è tempo per    stomaco e alla milza sono troppo profonde e l’emorragia
            condurre i due arrestati nelle celle di sicurezza della  è inarrestabile. Intorno alle 16:00 spira tra le lacrime
            caserma. Con i ferri ai polsi, vengono fatti entrare in  di quanti avevano avuto modo di conoscere quel ven-
            un locale seminterrato di una persona di fiducia. Sca-  titreenne (era nato il 14 ottobre 1923), quinto di nove
            labrelli resta di guardia. Di Dio e Vella si incamminano,  figli  di  una  modesta  famiglia  di  San  Giorgio  La
            a passo veloce, verso via Conte Nardino, dove, al civico  Molara, in provincia di Benevento, che aveva già af-
            6, dovrebbe trovarsi l’abitazione del Tirozzi. Trovata.  frontato, nella sua breve esistenza, la pena della de-
            Non  fanno  però  in  tempo  ad  avvicinarsi.  Giunti  a  portazione in Germania durante la Seconda Guerra
            cinque o sei metri, degli spari. Sono colpi di rivoltella.  Mondiale.



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