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PAGINE DI STORIA
Molto probabilmente, il Carabiniere
Naclerio fu risparmiato dalla furia nazista
perché riuscì a presentarsi al comando
tedesco ancora in uniforme e perchè
gli occupanti avevano bisogno di un
responsabile dell’ordine pubblico
scortati da militari tedeschi armati (...) Giunti all’albergo con l’obbligo di prestare servizio a disposizione del comune,
‘Aurora’, attraversammo un corridoio dove permanevano i altrimenti sarei stato fucilato anch’io”. Molto probabilmente,
dieci ostaggi e fummo rinchiusi in un sotterraneo, dove si come sembra suggerire lo stesso Naclerio, la sua vita
rimase per circa tre quarti d’ora”. fu salvata in parte perché i tedeschi avevano bisogno
Nel verbale del 1945 firmato da tutti gli ostaggi, leg- di un soldato italiano a Fiesole in grado di svolgere
giamo: “Dopo due giorni che eravamo detenuti presso mansioni di milizia ordinaria ma sotto il controllo
l’albergo Aurora [cioè il 12 agosto] fummo accompagnati delle forze occupanti. A suo favore dovettero senza
negli stessi locali ove erano detenuti come ostaggi unitamente dubbio giocare due fattori chiave: il suo ruolo di re-
ad altre tre persone, quattro militari dell’Arma. Poco dopo sponsabile della caserma e il fatto che si fosse presentato
tre carabinieri furono fatti uscire e fucilati nel giardino al comando tedesco in uniforme. Inoltre, come mi in-
dello stesso albergo Aurora”. Ma il racconto più commo- forma la figlia Luciana Naclerio Fainozzi, “Mio padre
vente ce lo fornisce ancora una volta Naclerio: “Furono fu messo al muro, i tedeschi schierati, tutto l’iter fu ordinato,
poi chiamati i soli carabinieri, lasciando me ancora rinchiuso. tranne l’ordine ‘fuoco’; l’ufficiale tedesco gli domandò della
Dopo pochi minuti sentii una scarica di fucile mitragliatore famiglia e lui rispose, chissà perché, che erano morti tutti
e contemporaneamente un grido: ‘Viva l’Italia’ ed un nei bombardamenti. Quello insistette, chiese della madre, e
lamento. Poi ancora una seconda e una terza scarica ed mio padre confermò che era morta. Da mia madre, cui mio
infine alcuni colpi di pistola. Dopo un’ora circa fui chiamato padre raccontò tutto, so che la sadica messinscena fu ripetuta
dall’ufficiale tedesco e condotto sotto scorta di due militari tre volte. Non è riportata in nessun documento... Forse fu
germanici al comando di Villa Martini, ove venni per pietà, forse fu risparmiato perché era il carabiniere più
interrogato sul mio stato di servizio, sulla mia età, sulla anziano e il più alto in grado a Fiesole e i tedeschi volevano
situazione della mia famiglia e venni rimesso in libertà che la caserma fosse tenuta aperta”.
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 4 ANNO III 11