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CARABINIERI DA RICORDARE
parte un ordine perentorio: l’indomani, alle 9, tutta la
popolazione del comune di Bagno di Romagna doveva
radunarsi a San Piero (dove aveva sede il Municipio)
e dove il comandante avrebbe tenuto un discorso. Si
trattava in realtà di un tranello; man mano che i
cittadini si presentavano, venivano rinchiusi nell’asilo
del paese. Per la ricostruzione di quanto avvenuto
nella giornata del 25 luglio è importante la testimo-
nianza, raccolta da Alberto Silvestri, di Aldino Fattini
Fellini, che all’epoca aveva 16 anni e lavorava come
barbiere. “Quando nell’asilo, poco dopo che eravamo stati
catturati, entrò don Cangi, il prete di Bagno (il parroco
della pieve di Santa Maria Assunta di Bagno di Ro-
magna, ndr), dopo che ebbe un po’ parlottato con i suoi
parrocchiani, fu aggredito e sollevato di peso da un
ufficiale tedesco robusto e fu scaraventato nel corridoio. Il
Maresciallo Silvestri arrivò dopo con l’ufficiale austriaco
di stanza a Bagno quando noi eravamo già stati caricati
sul camion, che era stato messo di fronte all’asilo (per
essere trasportati sul Carnaio). Il maresciallo urlava
all’ufficiale che era con lui che quegli uomini dovevano
essere fatti scendere dal camion. Entrambi dovettero af-
frontare la reazione violenta e immediata da parte di
alcuni ufficiali tedeschi, che erano attorno al camion e
assistevano al carico e non volevano cedere. Ad un certo
punto ci fecero scendere tutti e ci fecero tornare dove
eravamo prima (dentro l’asilo). Ci fecero mettere in
fila. Dissero che dovevano separare quelli di Bagno da
quelli di San Piero. Quando tutti i bagnesi erano stati
divisi dagli altri anche un sampierano fece un passo in
avanti e passò con i bagnesi. Io mi accorsi subito che il
maresciallo aveva capito”. Così aveva scritto a Alberto
Silvestri don Domenico Cangi: “Sono certo che la
presenza di tuo padre e quella dell’ufficiale tedesco che
presidiava il comando di Bagno (il Tenente Salfner)
furono decisive per la salvezza dei bagnesi. Mi sembra
diciannove. Il conforto di avere liberi i nostri cari rimase
mortificato dalla notizia dell’eccidio del Carnaio, dove
venne fucilato anche don Ilario Lazzeroni, cappellano
militare”.
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 2 ANNO III 95