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CRONACHE DI IERI
dietro un macigno ed era morto. Quasi contemporanea-
mente, nella casa del custode, con una raffica di mitra
era stato ucciso anche il maresciallo. Era stato prima at-
terrato con un violento colpo di arma contundente al
capo e, mentre giaceva a terra, gli erano stati sparati
contro numerosi colpi d’arma da fuoco, di cui cinque tra
la testa e il collo e quattro sul tronco, infine, gli erano
stati vibrati alcuni colpi di coltello o pugnale.
Ottenuti due autocarri dal comando alleato, accompagnato
dal Tenente Francesco Trafficante, comandante interinale
della Compagnia Esterna I^ di Firenze, dalla quale di-
pendeva la Stazione di Molino del Piano, e da quaranta
militari, il maggiore si recò presso il santuario. Era stato
esortato dal Prefetto di Firenze ad agire con molta
prudenza e tatto poiché gli risultava (lo aveva a sua volta
appreso dal Sindaco di Borgo San Lorenzo) che gli
animi degli abitanti del posto erano molto accesi nei
confronti dell’Arma, ritenuta responsabile di aver provocato
una tragedia.
La solenne austerità dell’edificio, sorto sui resti di un
antico oratorio di epoca medievale, e la pace di quel
luogo di ritiro e di preghiera ove si riteneva che più volte
avesse fatto la sua miracolosa apparizione la Vergine, fa-
cevano da sfondo al macabro spettacolo che ora si pre-
IL MARESCIALLO ZUDDAS CON LA MOGLIE E I FIGLI sentava agli occhi dell’ufficiale. A terra trovò i cadaveri
(FONTE: WWW.ASERRAMANNA.IT)
del comandante e del figlio. Incontrò la vedova del sot-
tufficiale, Margherita Rotelli. La donna riferì di aver sì
Avevano così inviato quattro o cinque di essi a Santa assistito ai fatti, ma solo a quelli successivi al ferimento
Brigida, vicina frazione, con l’ordine di far andare su al del Panchetti. Sapeva, dunque, dei maltrattamenti subiti
santuario gli ex partigiani del luogo, con le armi. Al ri- dal marito e dal figlio. Aveva assistito all’uccisione del
chiamo, erano partiti subito da Santa Brigida alcuni consorte mentre conosceva solo alcuni particolari della
uomini armati di mitra, moschetto e machine-pistol. tragica fine del ragazzo. Le altre persone presenti al san-
Pochi minuti dopo l’arrivo del gruppo, il cadavere del tuario erano il Rettore e alcuni dipendenti. Ma pervasi
Panchetti era stato caricato su un calesse per essere tra- come erano tutti da un sacro terrore, si erano trincerati
sportato a Polcanto, ove risiedeva la famiglia. Il calesse nel più assoluto silenzio dicendo che, avendo avuto
aveva appena lasciato il Santuario quando il giovane sentore dell’immane tragedia che stava per abbattersi sul
Antonio Zuddas era stato portato fuori dalla canonica, luogo sacro, si erano dileguati, rifugiandosi chi in cantina,
nel cortile, da quattro o cinque persone e messo con le chi in camere interne, per uscire solo quando tutto era
spalle contro una colonna. Uno di essi aveva esploso finito. L’ufficiale ebbe una prima intuizione: le indagini
contro il giovane tre colpi di pistola. Il ragazzo era dovevano essere svolte a Molino del Piano, lì dove
fuggito attraverso una sbrecciatura del muro di cinta e si risiedeva il “Baffo”. A seguito però degli eventi bellici,
era buttato nella strada sottostante, da un’altezza di tre molte strade erano interdette e non fu possibile recarsi
metri. Immediatamente, due raffiche di arma automatica direttamente in paese. Pertanto, nella notte tra il 14 e il
lo avevano crivellato. Fatti ancora pochi metri, era caduto 15 il maggiore rientrò prima a Firenze e in seguito,
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO III 67