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CRONACHE DI IERI













            in ansia per la sorte dei propri congiunti, iniziarono la
            più  significativa  opera  di  soccorso,  sottraendo  alla
            morte  chi  era  rimasto  sepolto  sotto  il  crollo  degli
            edifici e recuperando le salme di chi era già deceduto.
            I  militari  si  prodigarono  per  aiutare  i  superstiti,
            dividendo  con  essi  non  solo  le  razioni  di  viveri  ma
            anche le sofferenze derivanti dai gravissimi disagi, di-
            stribuendo coperte, cappotti, pagliericci, brandine da
            campo  e  tende,  spesso  aiutati  dai  propri  familiari
            scampati alla morte.
            La  prova  delle  enormi  difficoltà  incontrate  per  far
            fronte all’emergenza, dei drammi personali patiti, dei
            sacrifici e dell’abnegazione è riassunta dai seguenti, si-
            gnificativi,  numeri:  9.667  carabinieri  (186  ufficiali,
            1.434 sottufficiali, 8.047 militari) e 1.466 mezzi im-
            piegati; 14 caserme completamente distrutte, 47 caserme
            rese  inagibili,  e  182  lesionate  e  solo  parzialmente
            rimaste agibili. Sette carabinieri persero la vita. A San-
            t’Angelo dei Lombardi, nel crollo della Stazione, mo-
            rirono  il  Capitano  Antonio  Pecora,  gli  Appuntati
            Benito De Gennaro e Carmine Nigro e il Carabiniere
            Vito Capassi. Il 6 dicembre, a causa delle gravi ferite
            riportate, morirà anche l’Appuntato Giorgio Gallotta.                             IL SOCCORSO AI FERITI CON L’UTILIZZO
                                                                                                   DEGLI ELICOTTERI IN DOTAZIONE
            A Montoro Superiore perse la vita il comandante della
            Stazione, il Maresciallo Maggiore Antonio Russo. A
            Lioni perì l’Appuntato Michele De Vita. Altri 8 cara-   era sepolta la sua famiglia (la moglie e due dei suoi tre
            binieri rimasero gravemente feriti. 29 furono le vittime  figli che persero la vita), riuscì a trarre in salvo una
            tra i familiari del personale dell’Arma e oltre cento i  donna  con  due  bambini.  Anch’egli  venne  insignito
            feriti. Il Capitano Antonio Pecora rimase ferito e im-  della medaglia d’Argento al Valor Civile, ricompensa
            prigionato sotto le macerie, in un punto particolarmente  tributata,  per  l’opera  di  soccorso  prestata,  anche  al-
            difficile da raggiungere per i soccorritori. L’ufficiale,  l’Appuntato Pasquale Gentile e al Carabiniere Gesuino
            che  restò  sempre  cosciente,  invitò  i  suoi  uomini  a  Lostia. Tredici furono invece le medaglie di Bronzo al
            dirigere i soccorsi verso la popolazione più bisognosa  Valor civile tributate a militari dell’Arma.
            di lui. In poche ore le sue condizioni peggiorarono e   In una situazione di drammaticità senza precedenti, il
            morì.  Nelle  ore  seguenti,  la  moglie,  che  si  trovava  personale effettivo alla Legione di Salerno e quello di
            presso  l’Ospedale  di  Avellino,  diede  alla  luce  il  loro  rinforzo giunto da tutta la penisola, con un’operosità
            primogenito. Venne insignito della medaglia d’Argento   ricca  di  dedizione,  di  spiccato  senso  del  dovere,  di
            al Valor Civile. Ma non fu l’unico caso. Sempre a San-  spirito di sacrificio spinto ai limiti delle umane possibilità,
            t’Angelo dei Lombardi, il Maresciallo Ordinario Angelo  si  pose  in  particolare  evidenza,  dimostrando,  ancora
            Rainone, accorso presso l’edificio sotto le cui macerie  una volta, solidarietà e altruismo senza riserve e costi-



            56 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO III
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