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CRONACHE DI IERI
Il Carabiniere Fois
aprì le porte della
Stazione di Bevera presentarsi avendo presto riottenuto la libertà, grazie a
una serie di appelli e ricorsi alla sentenza di condanna,
non ancora definitiva.
ad un ragazzino, Così da Varapodio, dove si trovava il giorno di Natale
del 1971, venti giorni dopo la sua scarcerazione, Rosario
che piuttosto Vaticano partì alle ore 11 per la Liguria, arrivando la
mattina successiva in Riviera, regione che ben conosceva
avendo lavorato in passato come manovale presso i
allarmato invocò cantieri dell'autostrada dei Fiori.
In breve riuscì a raggiungere il borgo di Bevera di Ven-
l’aiuto del militare timiglia e si diresse direttamente al civico 1 di vico
Soprano, proprio innanzi al portone di casa della famiglia
riferendo che, Strangio. Bussò al campanello chiedendo di poter entrare
per parlare con Domenico ma la signora Longo, che
andò alla porta a vedere chi fosse l’inatteso ospite, non
presso la sua lo fece entrare riferendogli che il figlio Domenico era al
momento assente da casa. Rosario Vaticano non insistette
abitazione, era e chiese alla donna di riferire a Domenico, una volta
rientrato a casa, che un suo “amico” lo aspettava al bar
del Borgo. Rincasato insieme al padre, Domenico, udite
in atto una lite le parole della mamma che gli riferva della visita ina-
spettata, intuì immediatamente l’identità del misterioso
tra i suoi familiari “amico”. Nonostante il parere contrario dei genitori,
decise di recarsi ugualmente al bar indicato da Rosario
Vaticano. Al bar ad aspettare Domenico, però, non c’era
e uno sconosciuto nessuno. Rosario Vaticano stava infatti tornando a casa
Strangio e verso le tredici e trenta tornò a suonare il
campanello dell’abitazione. In casa erano presenti, oltre
a Francesco e alla moglie, anche i figli Rocco e Carmelo
la condizione allora poco comune della coppia, che era e una nipotina, Caterina, di soli sette anni.
stimata da tutti. La famiglia Strangio si manteneva col- Questa volta Rosario Vaticano riuscì a farsi aprire la
tivando a mezzadria un modesto terreno di proprietà porta da Francesco Strangio, dichiarando di voler sola-
del signor Giuseppe Golperti e viveva in un’abitazione mente chiarire ogni malinteso e far sì che tra lui e gli
decorosa, con pavimenti tirati a lucido e mobili spartani, Strangio potessero ristabilirsi buoni rapporti. Una volta
ma dignitosi. Già nel momento in cui era stata letta la entrato in casa però Vaticano e Francesco Strangio ini-
sentenza di condanna Rosario Vaticano rese chiaro il ziarono a discutere in maniera molto animata, finché
suo intento di vendicarsi: indirizzò nei confronti di Do- uno dei figli del padrone di casa, Rocco, preoccupato
menico Strangio, suo accusatore, la minaccia che, una per il tono acceso che stava assumendo la conversazione,
volta uscito dal carcere, lo avrebbe cercato per fargli non decise di uscire di casa per chiedere aiuto ai Cara-
“piangere lacrime di sangue”. L’occasione non tardò a binieri. Quando il giovane Carabiniere Fois guidato dal
60 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO III