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CRONACHE DI IERI
Compiute le prime colpito da ordine di cattura per rapina e per tentato
indagini, i militari omicidio, tutti reati commessi nel territorio di Ca-
accompagnarono i strofilippo di Canicattì. Ex zolfataro, il Castiglione
quattro carrettieri riusciva da qualche tempo a farla franca, favorito
anche dalla conoscenza dei luoghi e dall'aiuto delle
e i testimoni persone che lavoravano nelle miniere. Conosceva a
in caserma. memoria ogni palmo di quel territorio, ogni pozzo,
Tutti furono ogni passaggio sotterraneo. Ogni grotta che circondava
ascoltati dal la caverna di Frà Diego, frate dell’ordine di San-
Comandante della t’Agostino che in quei cunicoli si era nascosto duecento
anni prima per sfuggire alle insidie dell’Inquisizione,
Stazione era un probabile ed inquietante rifugio per il Casti-
glione. Ogni volta che le forze dell’ordine erano sulle
Bartolotta, in contrada Fiumite. Era giunta l’ora per sue tracce, lì per lì per catturarlo, riusciva sempre a
far scattare quello che oggi comunemente sarebbe trovare la via di fuga che gli consentiva di continuare
definito un “blitz”. Un drappello composto dai Cara- la latitanza. Ormai il suo nome seminava il panico
binieri Giuseppe Catalano, Francesco Fiore, Luigi tra le contrade e i paesi di quell’estrema provincia si-
Fabrizio, Stanislao Salone, Antonio Agostino Mirabella ciliana. Nonostante le avversità, il Brigadiere Calisto,
e Fortunato Rappo, tutti agli ordini del Calisto, cir- ormai a capo di una squadra speciale composta dai
condò la casa sospetta sin dal calar della sera. Alle Carabinieri Antonio Castrogiovanni, Francesco Ca-
due di notte, dopo un lungo e penoso appiattamento labrese, Gregorio Salamò, Luigi Fabrizio, Giuseppe
reso ancora più ostico dalla pioggia battente, i militari Catalano, Agostino Mirabelli, non si scoraggiava e
piombarono all’interno della casa e immobilizzarono pazientemente attendeva il momento migliore per
il pericoloso latitante prima che questi potesse tentare piombare addosso al mafioso. La ricerca del pericoloso
l’ennesima fuga. latitante procedeva senza sosta tra appiattamenti,
Ma la mafia, “questa vasta e paurosa associazione di pattuglie, travestimenti, comparazioni.
malfattori” come recita una cronaca del 1885, era te- Una sera il comandante della Tenenza di Girgenti,
nace e ormai ben ramificata nel tessuto sociale isolano, Tenente Ortolani, venne a sapere da suoi informatori
complice l’insofferenza verso il nuovo Regno e il so- che il Castiglione di lì a poco avrebbe trascorso la
stentamento economico garantito dai Borboni in notte in una capanna in contrada Gibellina.
esilio, principali finanziatori. Immediatamente il Brigadiere Calisto, informato dal
Uno dei maggiori esponenti dell’organizzazione era superiore, predispose il servizio intorno alla capanna.
tale Calogero Castiglione, un latitante eccellente Una sera, dopo una serie di appostamenti, alcune
figure strane si aggirarono nei pressi della casupola.
Una di esse era proprio il Castiglione. Subito Calisto
predispose il dispositivo per fermare il latitante.
Per prima cosa divise i militari in gruppi di tre
affidando a ognuno la sorveglianza di una diversa
via di fuga dalla capanna. Poi, con i suoi uomini,
stabilì l’ora dell’irruzione. A mezzanotte in punto i
22 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 2 ANNO II