Page 11 - Forestale N. 50 maggio - giugno 2009
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AREE PROTETTE / Riserva naturale Sasso Fratino
          MEZZO SECOLO
          MEZZO SECOLO                                                                       © A. Bottacci




          DI TUTELA
          DI TUTELA





          DELLA BIODIVERSITA’
          DELLA BIODIVERSITA’

















          Nel 1959 veniva istituita la prima riserva integrale italiana,
          sempre  gestita in questi 50 anni dal Corpo forestale

          di Marco Lucchesi e Alessandro Bottacci



               arlare di biodiversità è possibile, senza  anche con il taglio di poche piante, avrebbe
               bisogno di evocare paesaggi forestali tropi-  consentito una resa elevatissima. Di fatto l’am-
               cali, in un piccolo territorio dell’Appennino  ministratore delle Foreste Demaniali dell’epoca,
          P tosco-romagnolo, incluso nel parco nazio-  Fabio Clauser, aveva previsto, nel “Piano di
          nale delle Foreste Casentinesi: Sasso Fratino.  Assestamento della Foresta di Badia Prataglia”, e
          Questa è, di fatto, la prima riserva naturale inte-  aveva cominciato a mettere in opera, con la
          grale del nostro Paese, istituita nel lontano 1959.  costruzione della strada di accesso alla foresta,
          Nel cuore delle Foreste Casentinesi, il più gran-  dalla Lama a Campo alla Sega (strada che avreb-
          de serbatoio di legname della penisola, si  be dovuto proseguire collegando la foresta della
          trovava un versante di una cima senza tante pre-  Lama, quindi Badia Prataglia, con Campigna), lo
          tese, tale Poggio Scali, di appena 1520 metri sul  sfruttamento anche dell’ultimo versante intatto
          livello del mare, che, esposto a settentrione, con  delle Foreste Casentinesi. Versante intatto in
          pendenze superiori al 70-75 per cento nella par-  quanto le caratteristiche morfologiche, che
          te alta e di accesso molto difficoltoso, non  ricordavamo in precedenza, ne avevano effet-
          poteva essere utilizzato senza un enorme dis-  tivamente limitato l’uso al poco impattante
          pendio economico. Spese necessarie per la  sfruttamento per la produzione di carbone, con
          costruzione di strade d’accesso che lo rendesse-  alcune “aie” nelle zone meno impervie. Al con-
          ro raggiungibile da mezzi motorizzati, quindi  trario le altre foreste, Camaldoli, Campigna e
          sfruttabile tramite l’uso delle nuove tecnologie  parte della Lama, erano state economicamente
          di esbosco. Il fatto è che su questo versante era  fondamentali fin dall’anno 1000, prima per i
          nota da secoli la presenza di una foresta di albe-  Camaldolesi, poi per il Granducato di Toscana e
          ri di enormi dimensioni, una fustaia mista che,  l’Opera del Duomo di Firenze, per arrivare allo
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