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parchi urbani
sentato dall’apertura al pubblico del più noto e vecchio scorrevano la giornata con pic-nic all’aperto nelle zone
parco londinese, Hyde Park, un bosco di proprietà reale a bosco.
che nel 1635 fu destinato ufficialmente ai cittadini, pri- Il successo di Central Park a New York si tramutò in
ma per le necessità di legna, poi come area ricreativa. un convincimento per tutti gli Stati Uniti della necessità
Tra il 1833 ed il 1843 nel Parlamento inglese transitò di dotarsi di aree verdi, e in pochissimi anni tutte le gran-
una serie di leggi che destinarono denaro pubblico alla di città si arricchirono di parchi urbani. Nel 1850 ebbe
creazione di parchi e giardini in varie città industriali. Le origine un nuovo concetto di parco, denominato Boston
prime ad usufruirne furono Birkinhead, Derby e Liver- Park System: una catena di parchi urbani, uniti tra loro a
pool. formare un esteso corridoio verde all’interno della città.
Tra il 1840 ed il 1860 anche a Parigi ebbe inizio un Tale concezione domina ancor oggi nella progettazione
grande cambiamento di pianificazione della città, con la del verde urbano negli Stati Uniti.
creazione di aree verdi di grandi dimensioni (come il Bois Anche le nostre città si trovano nella situazione di do-
de Boulogne, il Bois de Vicennes, il parco di Buttes- ver compiere scelte coraggiose per realizzare nuove aree
Chaumont), per un totale di circa 100 ettari di parchi pub- verdi urbane; in Italia, infatti, le uniche superfici dispo-
blici in prossimità del centro ed in direzione delle zone nibili sono in genere aree dismesse e bonificate da ex in-
di periferia residenziali. Abbattendo vecchi edifici e bo- sediamenti industriali. Occorre coraggio per scegliere di
nificando il territorio furono aperti ampi Boulevard al- limitare lo sviluppo immobiliare edificato per dare spa-
berati, che dalla periferia cittadina portavano al centro zio al verde pubblico; tuttavia siamo nella necessità, co-
della città (ad esempio l’Hausmann). me ai tempi della prima industrializzazione inglese, di
Ma il movimento ottocentesco dei parchi urbani tro- destinare aree di pregio a funzioni pubbliche, di aprire
vò negli Stati Uniti il terreno più fertile, e proprio in que- spazi che contribuiscano al miglioramento della qualità
sto Paese si sviluppò più che in ogni altro luogo; e que- della vita: che migliorino, cioè, la salute, l’igiene, il cli-
sto sviluppo ci appare ancor più significativo se consi- ma, e consentano una migliore fruizione del tempo libe-
deriamo che negli Usa non vi era né la tradizione né la ro attraverso lo svago all’aria aperta. Tutte cose che og-
disponibilità di parchi reali. Emblematico fu l’esempio gi chiamiamo funzioni di ecologia urbana.
di Boston, originato dall’acquisto da parte di un’asso-
ciazione di cittadini di un’area di 50 ettari destinata ad Le esperienze italiane
ampliare il cimitero locale utilizzando criteri paesaggi- Un secolo fa Villa Borghese fu acquistata dallo Sta-
stici inglesi; in breve tempo l’area divenne meta di vi- to, che la intitolò a Umberto I (l’energico e discusso pa-
sitatori, e gli stessi parenti in visita ai defunti vi tra- dre del nuovo re Vittorio Emanuele III), e la unì con un
cavalcavia ai giardini del Pincio. Tra l’età barocca e la
fine dell’Ottocento il parco voluto da Scipione Borghe-
se aveva già subìto molti ampliamenti, divenendo la me-
ta preferita delle passeggiate dei romani. Il fascismo ne
sfruttò frequentemente gli spazi per mostre, tornei ippi-
ci, campionati sportivi, o anche per celebrazioni più so-
lenni come la Leva Fascista. Oggi Villa Borghese costi-
tuisce uno dei luoghi più significativi della capitale, ed
è tra i più amati dai suoi cittadini.
Ma uno dei più ambiziosi progetti italiani di pianifi-
cazione di questi ultimi anni è forse rappresentato dalla
“Corona Verde” di Torino; la Regione Piemonte ha in-
fatti approvato (con D.G.R. n. 101-29590 del 1° marzo
2000) un documento programmatico per il progetto Co-
rona Verde, che ha sviluppato una proposta progettuale
avviata dal Comitato Promotore coordinato dall’Ente di
Gestione del Parco fluviale del Po - tratto torinese. Un
progetto italiano - ora in fase di avvio - di portata euro-
pea, che trae le sue origini da un’idea dell’architetto di
casa Savoia Amedeo di Castellamonte; egli, alla fine del
‘600, affermava che, partendo dal Castello di Rivoli, si
sarebbero incontrati in successione Stupinigi, il Castel-
lo di Moncalieri, la Vigna di Madama Reale, il Castello
del Valentino, la Villa della Regina, il Regio Parco, la Ve-
naria Reale e la sua Mandria: una “corona delitiae”. Og-
gi tutto questo territorio ha assunto un valore inestima-
bile per la Città di Torino e per il suo comprensorio, con
sei Parchi Regionali, due Riserve Regionali ed una doz-
zina di siti di importanza comunitaria. “Un corridoio eco-
logico che connette siti e centri storici, residenze reali,
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