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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI
Roma è infatti, come si è appena rimarcato, sede delle istituzioni e del
potere; ma è anche un fondamentale luogo di transito grazie alla sua posizione
geografica . Una città di estensione immensa, con un’altissima densità abitativa
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(soprattutto nelle periferie) che rende facile mimetizzarsi , e che offre ampi
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mercati legali e illegali in cui investire senza dare nell’occhio . “A Roma tutto
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si perde e nulla si nota”, ha sottolineato recentemente il procuratore capo
Giuseppe Pignatone : condizioni ideali per permettere un’avanzata silenziosa
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dei clan, accompagnata e favorita da un clima di negazione diffuso a lungo nella
politica, nelle istituzioni e nell’opinione pubblica.
Ma un’altra questione risulta di particolare interesse agli occhi del ricerca-
tore: in quest’area metropolitana le mafie tradizionali convivono abitualmente
con gruppi di nuova formazione che si ispirano al loro metodo e modello. Il
concetto di mafie autoctone è centrale per comprendere la vicenda romana.
Sebbene esse rappresentino un fenomeno sviluppato e radicato in diverse aree
della Penisola (si pensi ad esempio ai Basilischi lucani, alla Mala del Brenta
veneta o alla Sacra Corona Unita pugliese), solo a Roma il fenomeno è risultato
così persistente nel tempo e così esteso a gruppi molto diversi per origine, strut-
tura e area di influenza: dalla Banda della Magliana ai più recenti casi delle fami-
glie Fasciani e Spada di Ostia, Cordaro di Tor Bella Monaca e Casamonica nel-
l’area Sud-Est della città . Si tratta di famiglie che hanno accumulato nel tempo
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potere e prestigio, diventando in alcuni casi interlocutrici riconosciute di quelle
tradizionali, al punto che recentemente la Direzione Investigativa antimafia ha
incominciato a dedicare loro un capitolo autonomo delle proprie relazioni
semestrali.
(10) Questa particolare posizione ha portato alcuni studiosi a definire le mafie del Lazio “mafie
di mezzo” (Vittorio MARTONE, Le mafie di mezzo, Donzelli, Roma, 2017).
(11) Per la relazione tra densità abitativa e successo del radicamento delle organizzazioni mafiose
si veda CROSS, Primo rapporto sulle aree settentrionali per la Presidenza della Commissione parlamentare
di inchiesta sul fenomeno mafioso, 2014, Università degli Studi di Milano, allegato in Relazione con-
clusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e delle altre
associazioni criminali, anche straniere (XVII Legislatura, Doc. XXIII, n. 38), Roma, 2018.
(12) Giuseppe PIGNATONE, intervento durante la Summer school “Lazio senza Mafie”, Roma, 2
luglio 2018.
(13) Francesco GOSCIU (Capo Centro Operativo DIA Roma) intervento durante la Summer School
“Lazio senza Mafie”, Roma, 4 luglio 2018.
(14) A eccezione della Banda della Magliana, il cui iter giudiziario è stato piuttosto articolato e
complesso e ha condotto alla condanna per 416-bis solo in uno dei diversi processi (Corte di
Cassazione. 24/25 marzo 1999. Sentenza nei confronti di Angelo Angelotti+28), tutti questi clan
sono recentemente indagati o già condannati per 416-bis. A questi vanno poi aggiunti i diver-
si gruppi che secondo la Procura di Roma hanno adottato il metodo mafioso, come quelli
attivi nella zona di Montespaccato o la cosiddetta “Cosa nostra Tiburtina”.
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