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Rapporti tra sicurezza, sviluppo e cambiamenti climatici
donati. Tra 2010 e 2020 l’Europa potrebbe essere la regione più colpi-
FOCUS ta dagli effetti dei mutamenti climatici. Il rallentamento della Corrente
del Golfo dovrebbe portare a un calo di 3,5 gradi della temperatura
media contro 2,8 gradi in meno lungo la Costa est del Nord America.
Il Grande Freddo in meno di vent’anni potrebbe essere così pronun-
ciato da far apparire iceberg lungo la costa del Portogallo. Anche nel
migliore dei casi, in Gran Bretagna il clima diventerà più freddo e più
asciutto: Londra dovrà abituarsi a schemi meteorologici simili alla
Siberia. La civiltà occidentale potrebbe andare incontro ad un progres-
sivo decadimento se non sarà in grado di risolvere il problema dell’ac-
quisizione e dello sfruttamento delle fonti energetiche alternative a
quelle dei combustibili fossili, in quanto il progresso economico-socia-
le e tecnologico della nostra civiltà, che vorremmo fosse eterno, sarà
limitato dalle crisi petrolifere future che sorgeranno nel momento in
cui comincerà a scarseggiare l’“oro nero”.
Disordini riguarderanno aree densamente popolate come l’Africa e
l’India, mentre aree ricche come l’Europa e l’America diventeranno
l’unica speranza di salvezza per milioni di profughi. Questo spingerà gli
Stati occidentali a praticare politiche sempre più restrittive per l’afflusso
di migranti, innalzando vere e proprie “barriere” contro l’immigrazione
selvaggia. La bellicosità nei confronti degli Stati Uniti – il Paese più ric-
co, ma anche quello più responsabile dell’aumento dei gas serra – au-
menterà, e con essa i rischi.
Il Pentagono ha ipotizzato inoltre una ripresa della proliferazione
degli armamenti nucleari, che riguarderà sia Paesi europei, come la
Germania, che Paesi asiatici, come il Giappone e la Corea del Sud.
Inoltre si armeranno anche Paesi come l’Iran e l’Egitto, mentre l’India e
il Pakistan saranno tentati di usare l’atomica in conflitti locali legati alla
crisi nei rapporti tra i due Paesi.
Peter Schwartz e Doug Randall concludono dunque che il clima è un
problema di policy, non di scienza. Secondo i due autori del rapporto, è
tempo che «i cambiamenti climatici escano dal dibattito scientifico per
investire quello della pianificazione strategica» perché entro il 2020 «ca-
tastrofiche carenze di acqua e energia diventeranno sempre più acute e
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faranno precipitare il pianeta nella guerra».
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