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Cambiamenti climatici a scopo militare


               quenza ed intensità, tanto da far vibrare la ionosfera (che funge come
               filtro dei raggi solari). Il segnale può anche essere usato per la tomogra-
               fia di penetrazione del terreno (una sorta di radiografia della superficie)
               e quindi la rilevazione di attrezzature sotterranee, rifugi, strati differen-
               ziali geologici a diversi chilometri di profondità. Si ritiene invece che
               quest’arma possa interferire con estese zone dell’atmosfera e quindi,
               secondo la logica militare, abbattere missili ed aerei. Rispetto al clima,
               HAARP tace.
                  Resta la nostra immaginazione: pensate dunque ad un Niño creato
               artificialmente dall’uomo, ad una modificazione della Corrente del
               Golfo, ad una Nao stravolta, ad un nuovo regime barico, un’ecceziona-
               le piovosità in zone aride e al contrario siccità in altre notoriamente
               piovose? Se queste onde sono in grado di scaldare o comunque di pro-
               durre modificazioni molecolari in troposfera, allora è possibile che una
               zona di alta pressione venga rafforzata, che una perturbazione possa
               essere potenziata generando calore al suolo ed esaltando la crescita
               delle nubi cumuliformi responsabili dei rovesci temporaleschi.
                  Perché allora non ricorrere ad una simile arma per attenuare le con-
               seguenze dell’effetto serra antropico e far risparmiare un sacco di
               miliardi agli Stati Uniti per adeguarsi alle restrittive misure pro ambien-
               te adottate a Kyoto? Il buon senso ci induce a pensare che se fosse
               veramente così facile agire sul clima gli americani avrebbero tentato in
               ogni modo di frenare l’avanzata degli uragani che sempre più spesso
               minacciano le piattaforme petrolifere.
                  Comunque non stiamo parlando di fantascienza. È notizia recente
               che in Germania sta per diventare operativo il simulatore di nubi.
               Presto gli scienziati che l’hanno progettato ci diranno esattamente
               come funziona e cosa ci si propone di ottenere dal suo utilizzo.
                  Però una domanda sorge spontanea: vale proprio la pena sommini-
               strare delle medicine ad un malato (il clima) che è tale solo per l’uomo?
                  Il sole è in una fase di grande dinamismo ma entro una trentina
               d’anni questa attività straordinaria si attenuerà, e se a questo uniamo un
               parziale inceppamento della Corrente del Golfo e un ciclo di retroazio-
          A
          n
          n
               ne climatica negativa, ne avremo abbastanza per ritrovarci velocemen-
               te in una nuova era glaciale.
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