Page 78 - Rivista silvae aprile 2025 (1)
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La Nuova Zelanda: un caso di accomodamento tra culture in conflitto

          La Nuova Zelanda rappresenta un’esperienza pionieristica in tema di diritti
          della natura, nonché uno dei modelli più replicati a livello globale. I diritti
          della natura si sono sviluppati come esito di una negoziazione politica tra
          Corona britannica e popolazioni Māori, in un contesto postcoloniale segnato
          dalla  riconciliazione  e  dal  riconoscimento  delle  ingiustizie  storiche
          perpetrate dagli inglesi verso le popolazioni aborigene locali.
          Il primo caso in Nuova Zelanda ha riguardato la foresta Te Urewera, abitata
          dal popolo Tūhoe. Dopo decenni di colonizzazione, confische e conflitti, una
          legge del 2014 ha riconosciuto a Te Urewera lo status di legal entity dotata di
          personalità  giuridica.  L’obiettivo  perseguito  dalle  parti  era  duplice:
          ristabilire  il  legame  spirituale  tra  i  Tūhoe  e  il  loro  territorio  e  superare
          l’impasse  politica  tra  esigenze  di  sovranità  indigena  e  struttura  statale
          imperniata sul diritto pubblico occidentale di derivazione britannica.
          Successivamente, nel 2017 si è assistito alla promulgazione della legge Te
          Awa Tupua, che ha riconosciuto al fiume Whanganui personalità giuridica.
          Tale atto normativo si fonda sull’ontologia Māori, secondo cui il fiume è
          un’entità vivente e un vero e proprio antenato comune. La legge riconosce il
          fiume come un insieme indivisibile e vivente (art. 12), che incorpora elementi
          fisici  e  spirituali.  Anche  tale  normativa  mira  sostanzialmente  a  risolvere
          radicate controversie territoriali, mai realmente risolte, e a riconoscere diritti
          storicamente  negati  alle  popolazioni  Māori  sui  territori  che  abitano  da
          lunghissimo tempo.

          Costituzionalismo ecologico e leggi sulla Madre Terra in Bolivia

          In Bolivia, il riconoscimento dei diritti della natura si inserisce nel contesto
          della  Costituzione  plurinazionale  del  2009,  che  valorizza  la  diversità
          culturale e la visione andina della “Madre Terra”. La Costituzione richiama
          il concetto di vivir bien (in lingua aymara suma qamaña), inteso come armonia
          tra  individuo,  comunità  e  natura  e  come  base  per  un  nuovo  modello
          socioeconomico. Con la Legge n. 71 del 2010 sui Diritti della Madre Terra,
          approvata in vista del vertice di Cancun, è stato attribuito alla Madre Terra




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