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Il paesaggio alimentare della montagna italiana


                  re all’osservatore una visione globale di quel paesaggio, e per-
                  mette di apprezzare l’insieme di elementi storici, naturalistici e
                  culturali che ne compongono l’estetica.
                  In altri termini, si tratta di ripercorrere i tre stadi della relazione
                  conoscitiva tra uomo e ambiente secondo Alexander von Hum-
                  boldt, che per la prima volta nell’Ottocento fa entrare il concetto
                  di paesaggio all’interno della riflessione geografica: «il primo
                  stadio è quello della suggestione (Eindruck) che sorge nell’animo
                  umano come manifestazione originaria, come sentimento primi-
                                                                         1
                  genio al cospetto della grandiosità della natura» . Spetta al
                  secondo passaggio, quello dell’Einsicht, cioè dell’esame, passare
                  dall’emozione all’analisi in termini scientifici (in questo caso
                  sicht significa vista, nell’accezione di pensiero razionale). Infine
                  il terzo stadio, quello di sintesi, che riporta insieme in un siste-
                  ma di relazioni e interconnessioni tutti gli elementi analizzati
                  (Zusammen), che più si avvicina alla visione moderna di com-
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                  plessità .
                  La visione di Humboldt è molto vicina a quella odierna, se è
                  vero che per paesaggio oggi si intende «non solo un’entità fisio-
                  nomica ed estetica; comprende le interazioni biologiche, dinami-
                                                                                     3
                  che e funzionali associate tra loro sulla superficie del globo» .
                  Parlare di paesaggio dunque significa chiamare in gioco ele-
                  menti materiali e immateriali, e leggere nella forma fisica gli ele-
                  menti storici delle culture che l’hanno modellato. Anche per un
                  altro grande geografo del Novecento, Lucio Gambi, “quel che si
                  vede è in generale plasmato da quel che invece è invisibile, come
                  le istituzioni economiche e sociali cioè il diritto e il mercato,
                  oppure le strutture mentali cioè le culture e più in esteso tutto
                  quello che rientra nel campo ideativo e spirituale degli indivi-
                  dui. Di conseguenza il complesso dei lineamenti di cui il pae-
                  saggio si compone, proprio in quanto per definizione visibile,
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                  non basta affatto per la sua spiegazione” .
                  In questo senso il paesaggio è anche bene culturale, testimo-
                  nianza della civiltà che lo abita: secondo il “Codice dei beni cul-

                  1 F. Farinelli, Geografia. Un’introduzione ai modelli del mondo, Einaudi, Torino 2003, p. 42
                  2 F. Farinelli, Geografia, op. cit, p. 43
                  3 A.A., in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare, I
                    paesaggi rurali italiani tra natura e agricoltura, Techne editore, 2009, p. 15
                  4 F. Farinelli, “Sui tipi non cartografabili”, in Istituto Geografico Militare, Atlante dei tipi geogra-
                    fici, p. 79


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