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LE TECNICHE DI INTERROGATORIO RIPENSATE SOTTO IL PROFILO PSICOLOGICO




                    L’accuratezza è un concetto molto ampio, dove all’interno troviamo molte
               cause che possono interferire con la rievocazione di un evento (ricordi pregres-
               si, credenze, emozioni) e questo perché il ricordo è sempre un processo rico-
               struttivo, come ci ha suggerito Bartlett nel 1932 , pertanto, quando un testimo-
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               ne o la vittima stessa racconta un evento, non racconta mai tutto quello che ha
               visto, ma riporterà anche ciò che non ha visto e non ha sentito (Hines, 2014).
               Da questo punto possiamo già individuare una prima questione. In giurispru-
               denza, le argomentazioni giuridiche si sviluppano secondo il principio che fa
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               riferimento  al  funzionamento  medio  del  soggetto ,  id  quod  plerumque  accidit:
               secondo questo brocardo, quello che accade di solito è lontano da una mera
               congettura, o semplice formulazione del caso, ma è soggetto a verifica empirica
               dell’elemento preso in considerazione, regolato da leggi scientifiche. La scienza
               del comportamento a supporto della giurisprudenza spiega bene che quello che
               generalmente accade è stabilito dalla tendenza di un ampio numero di persone
               (generalmente trenta-cinquanta persone per gli esperimenti) di reagire in manie-
               ra costante a determinate condizioni.
                    Anche nei casi di memorie traumatiche, i dati ci dicono che essa corri-
               sponde nient’altro che al funzionamento che avrebbe una memoria normale,
               facendo cadere il mito della memoria traumatica quale fedele riproduzione dei
               fatti,  pertanto,  iniziamo  questo  breve  excursus  affermando  che  una  memoria
               accurata è un concetto un po’ troppo sopravvalutato.
                    Abbiamo finora analizzato solo alcune questioni per evidenziare quanto
               sia importante la conoscenza di questo fenomeno al fine di prevenirlo. La natu-
               ra squisitamente giuridica muove dal fatto che in tema di attendibilità, il testi-
               mone è tenuto a dire la verità e, appurato che le sue dichiarazioni non siano
               mendaci, quanto riferisce è ritenuto vero fino a prova contraria: questa logica
               lineare porta alla conseguenza che se un processo le accuse muovono solo sulle
               dichiarazioni  del  testimone,  perché  non  vi  sono  riscontri  oggettivi  (è  non  è
               infrequente), il testimone diviene il giudice del processo.
                    La particolare rilevanza di questa logica risiede nell’applicazione sistema-
               tica  del  modello  cognitivo  “il  testimone  notaio  di  sé  stesso”  (Sartori  &
               Scarpazza, 2022) che è tipica dei sistemi penali sia accusatori che inquisitori. In
               tale cornice, la conoscenza del fenomeno è la base su cui dovrebbe poggiare un
               atteggiamento preventivo.


               1    L’articolo di Bartlett ha stabilito una vera e propria metanoia nello studio della memoria,
                    stravolgendo le convinzioni dei giudici che fino ad allora credevano nella bontà assoluta del
                    ricordo.
               2    Cass. Pen., Sez. VI, 7 luglio 2009, n. 27862

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