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INFORMAZIONI E SEGNALAZIONI




                    last but not least, il bisogno di raggiungere un determinato grado di indi-
             pendenza sia nell’accesso delle risorse sia nel controllo dei singoli blocchi delle
             supply chains dei settori tech o tech-related.
                  Il secondo impianto teorico introdotto da Aresu che permette di leggere
             i conflitti internazionali in una chiave nuova è legato all’allargamento del con-
             cetto di sicurezza nazionale. Generalmente intesa come la protezione dell’inte-
             grità territoriale, politica, economica di uno stato, la sicurezza nazionale, nell’ac-
             cezione che fornisce l’autore, ha una sfumatura ancora più sottile e coinvolge
             direttamente il mondo, spesso poco attenzionato, delle imprese manifatturiere
             e delle filiere produttive, specialmente di settori chiave come quello dell’automo-
             tive e della produzione tecnologica, sia hardware sia software. Nello specifico: “Le
             considerazioni relative alla sicurezza nazionale (…) introducono un tempo della
             politica che spicca sul resto, un ritmo distintivo. Il momento in cui l’intervento
             pubblico è giustificato da ragioni di sopravvivenza, di tenuta del sistema, di
             decisione tra la pace e la guerra, di salvaguardia e promozione della produzione,
             di spazio d’azione dell’intelligence” .
                                            (3)
                  La centralità di tale aspetto è evocata nella seconda parte del saggio dove
             - attraverso l’analisi della storia di alcuni dei più grandi innovatori dell’epoca
             attuale, tra cui Elon Musk, Selcuk Bayraktar e il complesso sistema aziendale
             alle spalle di TikTok - Aresu dimostra quanto lo stato sia diventato pervasivo
             nell’indirizzare più o meno coercitivamente gli investimenti; nel regolare l’in-
             gresso di aziende estere nel suolo nazionale; nel promuovere o dissuadere l’in-
             gresso all’interno dell’equilibrio economico nazionale di soggetti esterni; e, infi-
             ne, nel sostenere o meno una determinata filiera produttiva, con tutte le conse-
             guenze che tali scelte possono comportare e per la tenuta sistemica dello stato
             e per i consumatori finali.
                  Tali azioni e ingerenze sono spesso condotte dagli apparati statali non solo
             con l’intenzione di proteggere le aziende nazionali, ma anche al fine di non per-
             mettere a gruppi commerciali e finanziari esteri di incidere sulla politica, interna
             o internazionale che sia. Ancora una volta, le attività intraprese internamente o
             esternamente da Cina e Stati Uniti rappresentano nell’analisi di Aresu un caso
             eclatante di quanto gli apparati statali si siano ormai inseriti a pieno regime
             all’interno del gioco del supposto libero scambio per fare politica, proteggere i
             propri interessi ed acquisire una forma di superiorità nei confronti della contro-
             parte.  Da  una  parte,  infatti,  senza  l’approvazione  diretta  e/o  indiretta  della
             burocrazia celeste, il mercato cinese - con i grandi numeri che lo caratterizzano -
             risulta assolutamente impenetrabile.
             (3)   Ibidem, pp. 44-45.

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