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GIAN CARLO CASELLI






































                                        Palermo, 3 settembre 2022
             Il Comandante Generale e il Professor Nando dalla Chiesa, insieme ad alcuni ragazzi palermitani

                  A questa stagione delle assemblee, alla sua decisiva importanza per il suc-
             cesso della lotta al terrorismo, dalla Chiesa dedicò riflessioni attente. E ne fece
             tesoro quando, con decisione coraggiosa, accettò di essere nominato Prefetto
             di Palermo. Prova ne sia che occupò parte dei suoi cento giorni in quella città a
             parlare di legalità e di mafia ai ragazzi delle scuole e agli operai dei cantieri nava-
             li. Era consapevole che se i problemi posti dalla mafia sono vissuti dalla gente
             come problemi di “guardie e ladri”, da osservare stando a rispettosa distanza e
             vinca chi può, senza lasciarsi coinvolgere più di tanto, chi ci guadagna è la mafia.
                  A rimetterci sono i cittadini e le indagini, destinate a frantumarsi contro
             ostacoli non soltanto tecnici, ma prima di tutto socio-politici (dall’omertà alle
             connivenze).
                  A spingere dalla Chiesa verso questo rapporto con la società civile contri-
             buì il mancato conferimento (nonostante le solenni promesse e una delibera del
             Governo del 2 aprile 1982) di poteri e strumenti efficaci. Il neo prefetto fu inve-
             ce vergognosamente lasciato solo. La sua morte ha però determinato, sia pure
             nel più tragico dei modi, una “rivoluzione” salutare per il nostro Paese.


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