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LIBRI
Stefano Bonino
Sicurezza e intelligence nel Regno Unito del Novecento
Rubbettino Editore, 2020, pagg. 134, euro 14,00
L’opera del Dott. Stefano Bonino, giovane crimino-
logo italo-britannico, studioso di tematiche di intelligence
nel mondo anglosassone e già docente in diversi Atenei
italiani e britannici, permette al lettore di poter avere una
panoramica, in lingua italiana, su quello che è stato il
mondo dell’intelligence di Sua Maestà nel secolo passato.
L’analisi, frutto perlopiù dello studio di archivi
recentemente desecretati della Polizia e del Ministero
dell’Interno del governo inglese, fonti aperte e ampia
letteratura accademica, parte da aspetti di tipo metodo-
logico e storico, sugli scopi delle attività di intelligence e
quelle sotto copertura, non disdegnando un paragone con analoghe azioni com-
piute oltreoceano dai “cugini” statunitensi.
Vengono affrontati anche alcuni dilemmi etici tipici di ogni agenzia o attività di
intelligence, quali la segretezza delle attività (che mal si uniscono con un’era di tra-
sparenza e apertura generalizzata, generando dubbi e minor fiducia nell’attività
delle agenzie di informazioni e sicurezza) o anche, forse più banalmente ma con-
cretamente, la liceità (non tanto giuridica, quanto etica) di relazioni sentimentali e
sessuali e il compimento di reati da parte di agenti sotto copertura.
Segue il vero cuore dell’opera, che vede una carrellata sulle principali sfide che
le agenzie e i reparti d’intelligence britannici si sono trovati ad affrontare negli ultimi
cento anni. Quello che emerge, in tutta la sua forza, è l’evoluzione, con annesso
inasprimento del livello di difficoltà, dell’avversario da affrontare.
Infatti il periodo che va, sostanzialmente, dagli anni Venti agli anni Sessanta del LIBRI
XX secolo, ha visto una chiara visione del concetto amico/nemico dove quest’ul-
timo aveva sempre una evidente piattaforma di partenza in territorio straniero (la
Russia bolscevica, la Germania nazista e, nel secondo dopoguerra, di nuovo l’URSS
e il blocco sovietico). Questo comportava che le operazioni in territorio britannico
fossero di pura counterintelligence, alla ricerca di sabotatori e raccoglitori di informa-
zioni nonché di cittadini britannici “passati al nemico”. Nessuno però dubitava sia
del fatto che queste operazioni fossero perlopiù covert operations verso un nemico
che si nascondeva (e quindi destinate a reparti ed entità di pura intelligence), sia che
il pericolo per il regno di Sua Maestà derivante da questi avversari fosse evidente.
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