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I SESSANT’ANNI DELLA RASSEGNA DELL’ARMA DEI CARABINIERI


                    In questo senso si può dire sin d’ora che mutò il taglio o mutò l’attenzione
               verso alcune aree del sapere ma, nel corso del tempo, il periodico si confermò
               uno strumento di studio, di approfondimento e di ampliamento delle compe-
               tenze tecnico-professionale e giuridiche principalmente richieste a un ufficiale
               dei Carabinieri. Questo aspetto merita di essere enfatizzato.
                    Il Notiziario prima e la Rassegna poi, nascono con lo scopo precipuo di dare
               nuovi strumenti all’ufficiale dei Carabinieri che, spesso, in servizio lontano dai
               principali centri urbani e sopraffatto dagli impegni quotidiani non riusciva a
               aggiornarsi professionalmente se non attraverso la lettura di modeste circolari
               ministeriali.
                    Ecco che il progetto della rivista va nella direzione di pieno sostegno a tali
               ufficiali cercando di aiutarli nella crescita professionale. Tuttavia, va anche detto
               che il periodico non rimane ancorato a tale funzione ma espande il bacino degli
               abbonamenti e acquisisce riconoscimenti e partecipazione anche da ambienti
               più chiusi e conservatori come il mondo accademico. In questo senso la fun-
               zione della Rassegna è assolta: riesce a rappresentare un ponte che unisce il
               sapere  scientifico  acquisito  attraverso  la  frequenza  dei  corsi  universitari  con
               quello tecnico-professionale che si apprendeva grazie allo studio e all’applica-
               zione dei regolamenti.
                    Si tratta di un processo straordinario che muta al mutare della Società ita-
               liana in perenne trasformazione e riesce ad adeguarsi senza grandi difficoltà
               seguendo la linea che i direttori responsabili tracciano durante il loro mandato.
               Qui giova segnalare anche un secondo aspetto che è dato dal ruolo della reda-
               zione.
                    Nel periodo analizzato (1953-2000) la rivista non riporta alcun nome dei
               redattori ma solamente, a partire da un certo momento, del redattore capo.
               Ecco che, almeno per questo personaggio, è possibile vederlo materializzato e
               non una figura astratta e quasi di fantasia. Non è noto il ruolo, sicuramente
               oscuro, del personale della redazione che contribuì al successo del progetto,
               eroi oscuri e talvolta sporchi (si pensi ai tipografi) che fecero grande la rivista,
               come emerge in molte di queste pagine.
                    Dunque nel celebrare l’anniversario, a mio parere, si deve cogliere l’oppor-
               tunità per celebrare l’Istituzione nel suo complesso.


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