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LA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI NEI CONFLITTI ARMATI



                     Le distruzioni di beni di rilievo durante la prima guerra mondiale, quali
               quelle perpetrate a Reims, Lovanio e Arras, avevano sollevato il problema di ela-
               borare non solo un sistema di protezione ma anche di garantirne l’applicazione.
               Già nel 1915, i professori Vetter di Berna e Mariaud di Ginevra avevano pro-
               posto la creazione di una “Croix d’Or”, una nuova croce sul modello di quella
               rossa, finalizzata alla protezione collegata all’impegno di non utilizzare a fini
               militari i monumenti che recassero un segno distintivo .
                                                                    (2)
                     Uno studio del 1919, opera della Società archeologica dei Paesi Bassi servì
               poi per la predisposizione di una norma facoltativa nel progetto di regole sulla
               guerra aerea (1923) e successivamente per il Progetto preliminare di convenzio-
               ne internazionale sulla protezione degli edifici storici e delle opere d’arte in
               tempo di guerra (1938).
                     Una preoccupazione normativa più avanzata si rinviene nel Trattato per la
               protezione, in tempo di guerra e di pace, di monumenti storici, musei e istitu-
               zioni  artistiche  e  scientifiche  (noto  come  «Patto  Roerich»),  stipulato  a
               Washington il 15 aprile 1935 dagli Stati membri dell’Unione Pan-Americana
               (che poi divenne Organizzazione degli Stati Americani), ed entrato in vigore il
               26 agosto dello stesso anno. Pur nei suoi limiti di applicazione geografica regio-
               nale - il continente americano (vincolava una decina di Stati, Stati Uniti com-
               presi) - il Patto ha avuto il merito storico di introdurre nozioni come quelle del
               «rispetto» e della «protezione», intesi come obblighi giuridici, operante in pace
               come in guerra (art. 1). Il Patto, dunque, anticipava l’idea della necessità di offri-
               re quella che oggi diremmo una protezione “generale”. È interessante notare
               come questo trattato - ancorché superato e riflettente norme ormai cadute in
               desuetudine - sia formalmente ancora in vigore per gli Stati americani, USA
               compresi.
                     Altri nobili tentativi non hanno avuto successo, e la nuova guerra mondia-
               le 1939-1945 ha mostrato in tutta evidenza la drammatica esposizione dei beni
               artistici  e  culturali  alla  violenza  bellica.  La  seconda  guerra  mondiale  è  stata,
               quindi, combattuta con un solo regime applicabile, quello delle Convenzioni
               dell’Aja del 1907. Il terribile conflitto ha dato luogo a numerose distruzioni
               accidentali e ad altre che venivano giustificate dagli autori come prodotto di
               “necessità militare”.


                     La protezione internazionale del patrimonio culturale: interessi nazionali e difesa del patrimonio comune
                     della cultura, Milano, 2000, pag. 71; P. BENVENUTI, R. SAPIENZA, La tutela internazionale dei beni
                     culturali nei conflitti armati, Milano, 2007; L. ZAGATO, La protezione dei beni culturali in caso di con-
                     flitto armato all’alba del secondo Protocollo 1999, Torino, 2007; I. CARACCIOLO, U. MONTUORO
                     (Eds.),  CASD,  Preserving  Cultural  Heritage  and  National  Identities  for  International  Peace  and
                     Security, Torino, 2018.
               (2)   Cfr. J. TOMAN, The Protection of  Cultural Property in the Event of  Armed Conflict, Paris, 1996, pag. 566.

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