Page 308 - Rassegna 2017-3
P. 308

VITA DELLA SCUOLA



                    Ciò a difesa dell’Istituzione e di quanti, il 99,9% dei Carabinieri, fanno il
               Loro dovere in silenzio, con encomiabile generosità e grande sacrificio.
                    Ad essi, e solo ad essi, va rivolta la nostra puntuale attenzione e non ad
               altri certamente non meritevoli di alcuna considerazione!
                    Saremo bravi comandanti se sapremo cogliere il significato profondo del
               “silenzio” di chi lavora, senza dare ascolto a quanti, una minoranza esigua, urla
               senza conoscere e praticare i propri doveri, offendendo il sacrificio dei colleghi
               e danneggiando il servizio e con esso l’immagine dell’Istituzione.
                    Nel  nostro  delicato  e  complesso  lavoro,  sicura  rilevanza  assumono  gli
               Organi della Rappresentanza Militare, il cui prezioso apporto va apprezzato e
               tenuto nella giusta e doverosa considerazione, “purché” e sottolineo il “pur-
               ché”,  venga  fornito  -  come  esclusiva  espressione  di  interessi  generali  del
               Personale e non di interessi personali - nel pieno ed assoluto rispetto della linea
               gerarchica, dei ruoli, delle competenze e delle funzioni.
                    È un aspetto dal quale non si può, né si deve prescindere, per non morti-
               ficare  l’azione  di  comando,  che  in  un’Istituzione  militare  come  la  nostra  va
               necessariamente salvaguardata a tutti i livelli, dai comandanti di stazione a salire.
                    Tale concetto merita profonda riflessione non certamente per tutelare ad
               ogni costo l’operato di quei “Comandanti” che possono anche sbagliare, ma per
               consentire  un’ottimale e serena direzione dei Reparti a quanti, avendo delicate
               responsabilità di gestione, agiscono nell’interesse del servizio.
                    Mortificare l’azione di comando significa non riconoscere il rispetto della
               gerarchia, i ruoli, le competenze, le professionalità, le responsabilità, la mobilità
               e i sacrifici, anche familiari. Significa originare demotivazione e sconforto a danno
               di quel rispetto che, nella giusta reciprocità, rappresenta un presupposto indispen-
               sabile e irrinunciabile in un’organizzazione militare, la cui essenza resta la sua strut-
               tura piramidale. Non dimentichiamo che un “qualsiasi grado” è il frutto di un
               percorso  formativo  e  di  servizio  assai  gravoso,  caratterizzato  da  sacrifici  e
               responsabilità crescenti! Come tale, va doverosamente rispettato ad ogni livello.
                    In tale asserto sta il futuro dell’Istituzione e noi ne siamo moralmente
               responsabili, soprattutto nei confronti di quanti, di ogni ordine e grado, in oltre
               due secoli di storia, hanno sacrificato la vita perché credevano in quei principi
               e valori che ci appartengono.

               306
   303   304   305   306   307   308   309   310   311   312   313