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VITA DELLA SCUOLA
Ciò a difesa dell’Istituzione e di quanti, il 99,9% dei Carabinieri, fanno il
Loro dovere in silenzio, con encomiabile generosità e grande sacrificio.
Ad essi, e solo ad essi, va rivolta la nostra puntuale attenzione e non ad
altri certamente non meritevoli di alcuna considerazione!
Saremo bravi comandanti se sapremo cogliere il significato profondo del
“silenzio” di chi lavora, senza dare ascolto a quanti, una minoranza esigua, urla
senza conoscere e praticare i propri doveri, offendendo il sacrificio dei colleghi
e danneggiando il servizio e con esso l’immagine dell’Istituzione.
Nel nostro delicato e complesso lavoro, sicura rilevanza assumono gli
Organi della Rappresentanza Militare, il cui prezioso apporto va apprezzato e
tenuto nella giusta e doverosa considerazione, “purché” e sottolineo il “pur-
ché”, venga fornito - come esclusiva espressione di interessi generali del
Personale e non di interessi personali - nel pieno ed assoluto rispetto della linea
gerarchica, dei ruoli, delle competenze e delle funzioni.
È un aspetto dal quale non si può, né si deve prescindere, per non morti-
ficare l’azione di comando, che in un’Istituzione militare come la nostra va
necessariamente salvaguardata a tutti i livelli, dai comandanti di stazione a salire.
Tale concetto merita profonda riflessione non certamente per tutelare ad
ogni costo l’operato di quei “Comandanti” che possono anche sbagliare, ma per
consentire un’ottimale e serena direzione dei Reparti a quanti, avendo delicate
responsabilità di gestione, agiscono nell’interesse del servizio.
Mortificare l’azione di comando significa non riconoscere il rispetto della
gerarchia, i ruoli, le competenze, le professionalità, le responsabilità, la mobilità
e i sacrifici, anche familiari. Significa originare demotivazione e sconforto a danno
di quel rispetto che, nella giusta reciprocità, rappresenta un presupposto indispen-
sabile e irrinunciabile in un’organizzazione militare, la cui essenza resta la sua strut-
tura piramidale. Non dimentichiamo che un “qualsiasi grado” è il frutto di un
percorso formativo e di servizio assai gravoso, caratterizzato da sacrifici e
responsabilità crescenti! Come tale, va doverosamente rispettato ad ogni livello.
In tale asserto sta il futuro dell’Istituzione e noi ne siamo moralmente
responsabili, soprattutto nei confronti di quanti, di ogni ordine e grado, in oltre
due secoli di storia, hanno sacrificato la vita perché credevano in quei principi
e valori che ci appartengono.
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