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TRIBUNA DI STORIA MILITARE
notoriamente omosessuale .
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Weil dichiarò poi che furono Saussier e Warnet a consigliargli di non rea-
gire . Saussier, che conosceva bene i suoi polli, comprese ovviamente di essere
(73)
il vero bersaglio dell’attacco, e che questo proveniva dalla sezione statistica, pas-
sata l’anno prima sotto la direzione del tenente colonnello Jean Sandherr (1846-
1895), alsaziano e antisemita. in effetti il successore di Sandherr, Picquart, testi-
moniò in seguito che presso la sezione esisteva un fascicolo su Weil «qu’on
disait terrible» . Che dietro la Libre Parole ci fosse lo stato maggiore fu confer-
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mato il 14 maggio, quando sull’Avenir Militaire comparve la notizia che il primo
ministro ‘civile’ della guerra, Charles-Louis de Saulces de Freycinet (1828-1923)
aveva nominato una commissione d’inchiesta su Weil.
(72) - L’accusa infamante di essere un «mari complaisant» fu ripresa da maurice Paléologue, seguito acri-
ticamente da read, The Affair Dreyfus, cit., pagg. 43-44, 164. Jean-Denis Bredin, The affair: the case
of Alfred Dreyfus, G. Braziller, 1986, pag. 508. Cfr. albert S. Lindemann, The Jew accused: three anti-
Semitic affairs (Dreyfus, Beilis, Frank), 1894-1915, Cambridge University Press, 1992, pag. 99.
L’omosessualità era di fatto relativamente tollerata nell’ultimo decennio del Novecento (in base
al principio ‘vizi privati, pubbliche virtù’) e diffusa specialmente fra i traîneurs de sabre più in vista
(le uniformi gallonate sono una forma di travestismo e il fascino che promanano è un indizio di
insicurezza se non di perversione sessuale). oltre al famoso colonnello alfred redl (1864-1913),
capo dell’intelligence austriaca, sarebbero stati omosessuali, e amanti, pure gli addetti militari tede-
sco e italiano a Parigi. anche se a Schwartzkoppen erano attribuite relazioni adulterine con varie
signore parigine, la prova della sua relazione omoerotica col collega italiano colonnello
alessandro Panizzardi (1853-1928) sarebbe il tenore di sette delle dieci lettere intercorse tra loro
e finite nel processo Dreyfus, in cui si firmavano «maximilienne» e «alexandrine» e l’italiano chia-
mava il tedesco «ma petite belle», «mon cher petit chien vert», «grand bourreau» e sé stesso «bour-
reau de 2e classe» e «votre chienne de chasse». a differenza di redl, che alla fine dovette suicidarsi,
Schwartzkoppen e Panizzardi divennero entrambi generali. Si mormorava pure del cattolico ma
celibe colonnello Picquart, detto «Georgette». V. Pierre Gervais, romain Huret et Pauline Peretz,
«Une relecture du ‘dossier secret’: homosexualité et antisémitisme dans l’affaire Dreyfus», Revue
d’histoire moderne et contemporaine, 55, No. 1, janvier-mars 2008, pagg. 125-160. Gervais, Pierre Stutin
et Peretz, Le dossier secret de l’Affaire Dreyfus, Paris, alma, 2012. Discussione nel blog de la Société
internationale d’histoire de l’affaire Dreyfus («Dreyfus, le dossier secret et la question homo-
sexuelle»). P. assouline, «La face homosexuelle de l’affaire», La République des livres, 6 aprile 2008.
(73) - Deposizione Weil 9 maggio 1904, cit, pag. 318.
(74)- Cass. i, 153, Picquart. reinach, op. cit., 2, pag. 84. Picquart merita tutto il rispetto per il corag-
gio dimostrato nell’affare Dreyfus, ma non ebbe altrettanto acume ed equilibrio nei con-
fronti di Weil, sul quale finirono per scaricarsi tutti i peggiori pregiudizi antisemiti, recepiti
acriticamente dagli stessi dreyfusardi e in parte perfino dal pur eccellente articolo dedicato al
caso Dreyfus dalla Jewish Encyclopedia (1925).
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