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CARABINIERI DA RICORDARE





                                                                    sentenza della Corte d’Assise Speciale di Ancona del 7
                                                                    dicembre 1945, conclusasi con la condanna a morte in
                                                                    contumacia di Magagnini Bolivia. Si legge nella sen-
                                                                    tenza che «[…] durante la notte, quarantadue giovani,
                                                                    alcuni dei quali ancora ragazzini, furono sorpresi nel sonno
                                                                    in un cascinale ove trovavansi raccolti e arsi dalle fiamme
                                                                    dei lanciafiamme ad opera dei tedeschi. In questa occasione
                                                                    la Magagnini unitamente ad altre spie […] fornì le indi-
                                                                    cazioni per attuare la sorpresa dei disgraziati: e il teste
                                                                    spiega che la sorpresa fu attuata con il controllo di tutti gli
                                                                    sbocchi d’accesso in modo tale che dava a conoscere una per-
                                                                    fetta notizia dei luoghi, come l’aveva la Magagnini».
                                                                    «Soltanto i partigiani Renato Bramucci [detto “Uliano”,
                                                                    ndr] e Wilfredo Caimmi [Rolando, ndr] riescono a rom-
                                                                    pere l’accerchiamento e a salvarsi gettandosi in un vallone.
                                                                    Tutti gli altri partigiani del distaccamento muoiono, non
                                                                    si sa bene se provando a difendersi o se sorpresi ancora
                                                                    addormentati».
                                                                    Diversamente da quanto affermato, si ha però la testi-
                                                                    monianza che, oltre al giovane partigiano anonimo che
                                                                    raccontò trafelato l’accaduto al Ten. Ciani, si salvò pure
                                                                    il Ten. Luciano La Marca, che con 15 uomini riuscì a
                                                                    fuggire a precipizio dalla casa poco prima dell’irruzione
                                                                    dei tedeschi. Dei 15 compagni di La Marca se ne sal-
                                                   paralizzato      varono solo 4; degli altri 11 partigiani non viene riferito
                                    dal terrore fino al punto di essere  come furono catturati e uccisi. Si salvarono pure due
                                 incapace di fuggire, era rimasto na-  fascisti dei quali non viene fatto il nome, perché erano
                             scosto poco lontano dalla casa. Né il co-  tenuti prigionieri nella chiesetta di San Michele Ar-
            mandante tedesco s’era saziato di questa feroce vendetta:  cangelo in cima al monte dove i tedeschi probabilmente
            tutti i contadini che abitavano in quella casa e che in un  non giunsero perché posta più in alto e piuttosto di-
            primo tempo erano stati risparmiati per far loro eseguire,  stante, a circa 2 km, dalla casa colonica dei Mazzarini.
            sotto la sferza, un trasporto di munizioni, al termine del  Ciarmatori Cornelio (Bibi) che non era presente sul
            loro lavoro erano stati allineati lungo i muri bruciacchiati  monte, ma che raccolse la testimonianza di Wilfredo
            dal fuoco e tutti, compresi i bambini, erano stati massacrati  Caimmi, anche lui non presente al momento dell’eccidio,
            a raffiche di mitraglia» (Ciani Arnaldo in Ricordi della  ma che si recò sul posto il giorno dopo, di prima mattina,
            montagna, Giovanni Semerano Editore, Roma 1959).        sorprendendovi il necroforo di Arcevia incaricato del
            Quel  rogo  finale  prodotto  dai  lanciafiamme  è  stato,  riconoscimento e della rimozione dei cadaveri, racconta
            dunque, la pietosissima fine fatta da Manoni Onelio e    che la salma bruciata di Manoni Onelio fu riconoscibile
            dai partigiani provenienti da Ostra. La famiglia Maz-   solo per un brandello marrone di manica di maglia ri-
            zarini, composta di 7 persone, compresi i giovanissimi  masto incombusto. Le spoglie di Manoni Onelio non
            Palmina di 6 anni e Pietro di 11 anni, fu invece mitra-  furono sepolte nel cimitero di Costa alle pendici del
            gliata dopo avere effettuato il trasporto delle munizioni.   Monte S. Angelo come quelle di alcuni partigiani uccisi
            Il fatto che i partigiani furono sorpresi nel sonno e che  nella rappresaglia, ma nel cimitero di Ostra.
            non ebbero il tempo di difendersi è confermato dalla                                        Giuseppe Santoni



                                                                     NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO IX  71
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