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A PROPOSITO DI...
LE TAVOLE UNIFORMOLOGICHE CHE,
UNITAMENTE A QUELLA IN APERTURA
DI ARTICOLO, IL PITTORE MILLER
INVIÒ ALL’IMPERIAL WAR MUSEUM DI
LONDRA
dalla potenza sempre crescente delle artiglierie a lunga dedicare un’attenzione speciale alle uniformi italiane,
gittata, dall’avvento ferale della mitragliatrice e, di lì a che insieme a quelle inglesi, tedesche, austriache e
poco, dall’osservazione aerea. Lo stile, che tanto im- francesi sono tra le più numerose della raccolta, tenuto
pressiona gli esperti del Museo londinese, è schiettamente anche conto che l’autore in quegli anni risiede soprattutto
realistico, con un segno rapido, di sapore postimpres- tra Parigi, Monaco e Vienna. «Le unità italiane più
sionistico e infine capace di un’attenzione, ugualmente radicate nell’immaginario popolare – scrive Haswell
naturalistica, per i lineamenti dei visi, lontana finalmente Miller a commento delle tavole – sono i Carabinieri, i
da quella stereotipata tendenza dell’illustrazione uni- Bersaglieri e gli Alpini», e la classifica è presto fatta.
formologica che sino ad allora aveva prodotto piatti Delle 58 uniformi italiane, ben 8 infatti sono uniformi
manichini inanimati. di militari e ufficiali dell’Arma. Si nota un compiacimento
Il padre di Haswell Miller aveva indossato la camicia esplicito nel cogliere le figure dei Carabinieri da ogni
rossa dei Garibaldi’s British Volunteers nel 1860 e aveva possibile prospettiva, come «si vedono ancora oggi per le
seguito Don Peppino sino alla fine della sua avventura strade di Roma – scrive l’autore – con quei loro caratteristici
risorgimentale. Forse per questo motivo il figlio sembra copricapi e quelle giubbe di taglio ottocentesco».
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO VIII 45