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CRONACHE DI IERI






                                         IL CARABINIERE ANTONIO CIANCI





            lungo la statale 115 in contrada “Passo di Piazza”, a
            circa  otto  chilometri  a  est  della  città  di  Gela,  ai
            comandi  del  Vice  Brigadiere  Carmelo  Pancucci  di
            Caltanissetta ma originario di Agrigento. Di presidio
            a quella “casermetta” di fortuna, in campagna, intorno
            alle sette del mattino, vi erano dodici carabinieri con
            il  compito  di  difendere  e  vigilare  su  un  tratto  di
            ferrovia.
            Per tutta la notte si erano susseguiti assordati boati
            provenienti dalla costa dove i cannoneggiamenti degli
            americani  erano  continui,  fin  quando  un  gruppo  di
            paracadutisti dell’82a divisione aviotrasportata americana
            si avvicinò al suddetto presidio dei carabinieri reali.
            Fu Cianci ad esplodere il primo colpo quando si rese
            conto che quegli elmetti in lontananza che via via si
            approssimavano, non appartenevano né alla compagine
            tedesca, né tanto meno ai commilitoni italiani, per di
            più  l’ordine  era:  “nel  dubbio  sparare” e  la  tensione
            doveva essere al culmine per lui se pensiamo che quei
            ragazzi che aveva di fronte, che potevano essere sei o
            sette – come raccontò lo stesso Cianci al saggista Fa-
            brizio Carloni che lo intervistò alcuni anni fa – avan-
            zavano senza troppe cautele imbracciando armi. Il ca-
            rabiniere quindi sparò nel mucchio e ne uccise uno
            all’istante.
            Gli americani risposero immediatamente al fuoco e ne    il bombardamento e cominciò ad avanzare. Il Carabiniere
            nacque  un  conflitto  a  colpi  di  mitra.  I  carabinieri  si  Cianci raccontò che dovette uscire sul retro per im-
            fecero scudo dall’interno dell’abitazione, dalla quale ri-  pellente bisogno fisiologico e non appena si accorse
            sposero come poterono, vale a dire a colpi di moschetto,  della presenza del nemico, che si credeva ormai allon-
            il  91/38,  e  forse  con  un  mitragliatore.  “La  pattuglia  tanato,  rientrò  immediatamente  dando  l’allarme.  Il
            americana, mentre teneva il casolare sotto tiro, s’era messa  vice  brigadiere  diede  l’ordine  di  risalire  al  piano
            in contatto radio con il comando che ritrasmise il messaggio  superiore e di riprendere il conflitto a fuoco. Lo stesso
            alle navi, le quali indisturbate, non fecero altro che girare i  fece il comando americano che riprese a cannoneggiare
            cannoni. Le bordate navali sconquassarono la casa, qualche  dalle  navi  mentre  la  palazzina  andava  ancor  di  più
            muro si sbriciolò, qualche finestra andò in schegge” – come  frantumandosi.
            scrive il giornalista Mario Genco. I carabinieri si ac-  In quel momento, dopo una coraggiosa resistenza, il
            quattarono nel piano inferiore e non poterono far altro  Vice Brigadiere Pancucci si rese conto che era inutile
            che proteggersi senza riuscire a riprendere in mano le  continuare la difesa e ordinò ai suoi uomini di stendere
            armi. La pattuglia americana, appurato che dalla po-    le tovaglie bianche che avevano preso dalla mensa in
            stazione non arrivava più nessun colpo, fece sospendere  segno di resa. Cianci e compagni, illesi e disarmati,



            38 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO VIII
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