Page 20 - Notiziario Storico dell'Arma dei Carabinieri
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PAGINE DI STORIA
La condanna vendetta tra gli ufficiali della citata Guardia. Traendo
spunto dal ritrovamento di un progetto per la tutela
alla fucilazione dell'ordine pubblico nella città di Torino all'atto del
crollo nazifascista redatto dal Comando Militare del
del Gen. Perotti Comitato di Liberazione che prevedeva l'impiego mas-
siccio del personale dell’Arma dei Carabinieri rimasto
in servizio, l'Ufficio Politico e Investigativo della Guar-
e il rintraccio di dia Nazionale sottopose a rigorosa sorveglianza gli uffi-
ciali che avevano lasciato il servizio. La situazione si
un progetto aggravò nei giorni successivi con l’arresto e la fucilazione
dopo un sommario processo del Generale Perotti. La
condanna dell’esponente del Comitato di Liberazione
di impiego dei e il rintraccio del citato progetto fornirono la scusa per
formulare, a carico degli ufficiali dell’Arma che avevano
Carabinieri in caso lasciato il servizio, l'accusa di complotto e di tradimento.
La locale Gestapo la mattina del 6 giugno 1944, proce-
dette all’arresto del Comandante della Legione, Co-
di crollo del regime lonnello Luigi Scognamiglio, e di altri 13 ufficiali su-
balterni. Tutti già precedentemente congedatisi. Un
nazi-fascista quindicesimo ufficiale, il Capitano Pasquale Vesce, riuscì
a sfuggire alla cattura ma per rappresaglia venne arrestata
fornirono la scusa e trattenuta in carcere per 10 giorni la consorte. Dopo
24 giorni di detenzione nelle locali carceri giudiziarie,
9 ufficiali vennero rimessi libertà. I restanti cinque (Co-
per formulare, a lonnello Scognamiglio, Tenente Colonnello Nello At-
tilio Visconti; Maggiore Onofrio Cavaliere, Maggiore
carico degli ufficiali Costantino Borla e Tenente Luigi Betti), presumibil-
mente perché segnalati quali più accaniti collaborazio-
nisti, vennero inviati in Germania per essere impiegati
dell’Arma che al lavoro negli stabilimenti di Francoforte sul Reno.
L’arresto e la deportazione degli ufficiali dell’Arma non
avevano lasciato minò lo spirito dei carabinieri rimasti in servizio. Anzi
l’episodio fornì un ulteriore impulso all’organizzazione
clandestina ormai estesa a tutto il Piemonte. In nume-
il servizio, l’accusa rosi casi i carabinieri in servizio riuscirono ad avvertire
le persone ricercate tra la popolazione civile delle im-
di complotto e minenti retate nazifasciste. Numerosissime infatti furono
le volte in cui, a rischio della propria vita, riuscirono a
di tradimento sottrarre dall’arresto civili e militari delle altre Armi.
Erano molto attenti nell’esecuzione dei loro compiti
clandestini e nel non fornire alcuni utile elemento per
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