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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA
senza lucerna che, nel momento del pericolo, sembra
I CALCHI IN GESSO DEL MONUMENTO NAZIONALE
DEL CARABINIERE DI TORINO non perdere il controllo, per niente sopraffatto da un
naturale senso di paura. La figura, estremamente effi-
cace, viene ripresa anche in un’altra opera presente al
Museo, purtroppo in forma riproduzione, realizzata da
Alberto Silvano Campeggi e dedicata a I Carabinieri
alla battaglia di Magenta (4 giugno 1859).
Allo stesso fatto d’arme di Magenta è dedicato l’olio su
tela di Giuseppe Rivaroli. Nell’opera i colori molto scuri
ed allo stesso tempo corposi, trasmettono con notevole
efficacia la concitazione di alcuni carabinieri a cavallo.
L’impeto dei movimenti quasi cancella i contorni delle
figure, si distinguono a malapena le linee dei cappelli
dei carabinieri e le sagome dei cavalli. La drammaticità
del fatto si accentua con l’assenza di nitidezza e di lu-
minosità della scena.
Le vibrazioni trasmesse da queste opere che ritraggono
carabinieri a cavallo impegnati in fatti bellici sono
molto vicine a quelle che Antonio Berti esprime con
una serie di sculture realizzate per il Comando Generale
E sempre il dinamismo, nel 1933, fu al centro del pro-
PARTICOLARE DE CARABINIERI ALLA BATTAGLIA DI MAGENTA
getto di Edoardo Rubino che, ancora una volta, volle (4 GIUGNO 1859), DI SILVANO CAMPEGGI
rievocare i fatti di Pastrengo nel Monumento Nazionale
del Carabiniere di Torino. I calchi in gesso dell’opera,
donati dallo stesso Rubino al Museo Storico in occa-
sione della sua inaugurazione nel 1937, furono collocati
nel Salone d’Onore dell’Istituto. Inizialmente ricoperti
da una spessa patinatura bronzea, a ricordo dell’originale
opera torinese, i calchi furono poi riportati ad un colore
più chiaro, dapprima molto vicino al travertino, poi al
colore del materiale di riproduzione: il bianco del gesso.
L’opera di Rubino che ripercorre in un unico grande ba-
samento alcuni dei fatti più importanti della storia
dell’Arma, a partire dalla tragica morte del Carabiniere
Scapaccino, fino agli anni Trenta del Novecento, è strut-
turata in sezioni, di cui un ampio tratto è dedicato pro-
prio alla carica di Pastrengo. Qui un gruppo di cavalli e
cavalieri armati di sciabole sguainate, sono assemblati
in pose plastiche che rendono al contempo, in un clima
di avvolgente tensione, l’idea di movimento e di stabi-
lità. Sorprendente è l’immagine del cavallo cadente, al
quale rimane saldamente avvinghiato il carabiniere
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 2 ANNO VI 53