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PAGINE DI STORIA
soldati italiani non vennero neanche considerati prigio-
nieri di guerra ma forza lavoro da sfruttare nelle fabbri-
che tedesche, diventando Internati Militari Italiani
(IMI). I tedeschi, ex alleati e ora nemici, occuparono in
maniera fulminea secondo un piano già previsto da
tempo, amplissime parti del paese compresa Roma, che
capitolò il 10 settembre.
La capitale era nelle mani dei nazisti e dei fascisti e vi
restò fino al 4 giugno 1944. Con lo scopo di allontanare
da Roma una forza armata restata fedele al re (benché
in fuga), una forza che certamente non si sarebbe fatta
gestire dai nazifascisti, si giunse in seguito all’arresto e
alla deportazione in Germania dei Carabinieri. Secondo
gli ordini del ministro della difesa nazionale Rodolfo
Graziani, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1943 tutti i
carabinieri dovevano consegnarsi in caserma, essere di-
sarmati e sostituiti dalla Polizia dell’Africa Italiana.
“Volevano arrestarci tutti, ci furono minacce di ritorsioni
nei confronti degli ufficiali e dei loro familiari se non aves-
sero applicato gli ordini nei confronti dei sottoposti. Io avevo
capito come era la faccenda, ho mollato tutto e sono andato QUARTA DI COPERTINA DELLA “DOMENICA DEL CORRIERE - 21 LUGLIO 1963
via per conto mio; chi rimase in caserma venne arrestato e
deportato in Germania”. ospite e gli accordi presi in precedenza erano che se ci fossero
Roma, già dall’agosto del 1943 era stata dichiarata uni- stati problemi sarei potuto andare da loro. Ma prima per
lateralmente da Badoglio città aperta allo scopo di evi- due settimane dormii all’aperto insieme ad altri due mili-
tare i combattimenti. “In città, tra agosto e settembre, tari, anche loro di Monserrato, sbandati come me; dormi-
eravamo rimasti solo noi Carabinieri, il battaglione Ariete vamo nei cantieri dell’EUR, loro erano armati con fucili
e la Guardia di Finanza. C’erano però anche le milizie fa- tedeschi e ci eravamo organizzati per stare lì, nascosti dal
sciste che si facevano sempre più minacciose. Un giorno guardiano, nei palazzi che ancora erano in costruzione.
prima dell’ordine di Graziani eravamo in pattuglia in due Loro si erano nascosti inizialmente in una azienda agricola
lungo la Salaria quando passò una camionetta carica di fa- -intorno all’EUR era tutta campagna- ma il rischio di es-
scisti; uno di questi aveva un cappello da carabiniere infil- sere scoperti avrebbe comportato, secondo le ordinanze del
zato sulla baionetta e ci disse <Anche voi farete questa fine>. maresciallo Kesserling, ritorsioni anche su coloro che li ospi-
Poi, da lontano, spararono una sventagliata di mitra. A quel tavano e allora lasciarono quel luogo. La prima sera che ci
punto tornammo al galoppo verso la caserma, non c’era più incontrammo mangiammo pecora cotta al forno! Sapevano
nulla da fare e mi decisi a sbandare”. dove trovare un po’ di provviste”.
Era l’ottobre del 1943, Perra non rientrò in caserma, di- Quello che successe ai Carabinieri, accadde poi anche
ventando anche lui uno “sbandato”. “Io avevo un punto agli ebrei: “Era il 16 ottobre, appena otto giorni dopo. Io
di appoggio a Roma, il Colonnello Deledda di Lanusei (che vidi, sempre da lontano e pronto a scappare, cosa stava suc-
poi dovette anch’egli lasciare Roma); c’era una mia cugina cedendo. Li ho visti in fila, anche anziani, bambini, donne,
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO VI 7